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La nostalgia di Max Pezzali, il sarcasmo di Willie Peyote, il miglior Baby Gang: le nostre recensioni delle uscite della settimana

28 Aprile 2024 - 17:40 Gabriele Fazio

Baby Gang – L’angelo del male

Di sicuro il miglior lavoro fino ad oggi proposto da Baby Gang, che rimane ancora orbitante in un universo decisamente lontano da qualsiasi intellettualismo musicale, poetico, come se in questo senso mancasse proprio l’interesse, ma che mette al centro le storie, le immagini, quelle che gli sono più familiari anche se, ahilui, non sono affatto felici e colorate. L’angelo del male è quello che imperversa sulla vita di Baby Gang, una condanna di default, per qualcosa che sei prima ancora di fare e dalla quale ogni giorno devi in qualche modo scagionarti, divincolarti. La musica, lo sappiamo, può risultare utile per guarire dalle cicatrici dell’esistenza e questo disco, dove tutto è così vomitato, soggetto alla necessità fisiologica di uscire, è con questa impostazione che andrebbe ascoltato, con questa visuale lontana e totale. Un concept gangsta rap album che è inutile prendere di petto, contro il quale è inutile provare a palleggiare. Altrimenti perderemmo soltanto tempo a bilanciare ciò che va, brani come Miez a via, Huracàn, Sola, Assistente sociale e Non mi vedi (una perla vera), con ciò che non va, brani come Madame, Millionaire, Serenata gangster e Italiano, che varcano in agilità i limiti del qualificabile. Invece visto da lontano, con un’inquadratura più larga, assume un senso. Acido, impetuoso, diretto, la riuscita didascalia di un certo tipo di cronaca raccontata forse troppo poco. Ma comunque un senso. Provarci non vi farà cambiare l’opinione che avete su Baby Gang o un certo approccio alla musica, ma sicuramente ne uscirete più arricchiti.