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La Russa a testa in giù con Mussolini, le scuse a metà dell’attore Riondino: «Il presidente del Senato è anti-Costituzione»

28 Aprile 2024 - 08:56 Ugo Milano
La replica del regista dopo le polemiche scoppiate per il suo post del 25 aprile

«Un pareggiamento di conti». Così l’attore e regista Michele Riondino definisce il suo post su Instagram all’indomani della polemica che ha sollevato per aver pubblicato una vecchia foto capovolta del presidente del Senato Ignazio La Russa, ritratto accanto ad un’immagine di Benito Mussolini. Il post è stato pubblicato lo scorso 25 aprile, ma solo in questi giorni ha iniziato a far discutere. In un’intervista a Il Fatto Quotidiano oggi replica alle polemiche. «Mettiamola così: chiedo scusa. Ma vediamo chi c’è in quella foto, e cosa vi avviene. Il presidente del Senato, seconda carica dello Stato, si dichiara anti-antifascista. E dunque è anti-Costituzione», commenta l’attore. Nel post diventato virale scriveva che «la cosa veramente divertente è che c’è stato un tempo in cui i fascisti erano più autentici, più spavaldi, erano leoni, anche se solo per un giorno. […] Oggi invece hanno paura di definirsi e […] tradiscono la loro identità giurando sulla costituzione antifascista». E su questo non ha dubbi Riondino, il quale non teme le ideologie, e anzi sottolinea quanto siano importanti.

«Il governo boicotta economicamente la cultura e l’arte»

«Io sono per le ideologie. Se credi in una parte, devi esserne orgoglioso fino in fondo. Avere il coraggio di rivendicarne l’adesione. Era mia intenzione che quel primo post si notasse», dice a colloquio con Stefano Mannucci. «Se le mie parole sono diventate virali solo ora, questo è funzionale al tentativo di mettere in cattiva luce gli antifascisti dopo il 25 aprile. Un pareggiamento di conti», prosegue. «Come – precisa – quello che induce alcuni a giustificare Israele dopo gli attacchi di Hamas». Come artista crede nella necessità di dover esporsi, ma non può fare a meno di riconoscere che sono sempre gli stessi a farlo. Eppure, ci tiene a sottolineare, «ce ne sono di cose di da denunciare». Sul fronte del cinema, ricorda che per la cerimonia del David diversi artisti andranno al Quirinale da Mattarella. «Ascolteremo la solita tiritera del governante di turno che elogerà la nostra filiera. Peccato che il ministro della cultura abbia ribadito sin dal primo giorno di voler tagliare: senza “tax credit” perderemo pure le produzioni internazionali intenzionate a lavorare sul nostro territorio», lamenta Riondino. «Altro che censura. Con il boicottaggio economico ridurranno al silenzio la cultura», conclude.

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