L’ultima offerta di tregua ad Hamas per Gaza: «Cessate il fuoco per 40 giorni e rilascio degli ostaggi». Blinken: «Devono decidere e in fretta»
La delegazione di Hamas ha lasciato il Cairo e ritornerà con la risposta alla proposta di cessate il fuoco a Gaza. A riferirlo è la tv egiziana Al Qahera. Sul sì di Hamas all’ultima proposta di tregua sul tavolo premono gli occidentali e diversi Paesi arabi. Mentre proseguono i bombardamenti sulla Striscia, le diplomazie nelle ultime ore hanno intensificato gli sforzi per arrivare a una soluzione sia per una tregua che per la consegna degli ostaggi israeliani. L’Egitto ha invitato le delegazioni dello Stato ebraico e di Hamas a Il Cairo per trovare un accordo dopo mesi di impasse con i mediatori qatarioti a Doha, e anche da Riad, dove è in corso il World Economic Forum, si rincorrono le voci per una possibile intesa tra le parti coinvolte nel conflitto, dopo oltre 200 giorni di combattimenti. Sameh Shoukry, ministro degli Esteri dell’Egitto, si è detto «fiducioso» riguardo alla nuova proposta di tregua che proprio in queste ore stanno valutando i vertici di Hamas: «La proposta ha tenuto conto delle posizioni di entrambe le parti», ha assicurato il ministro egiziano. È stato il suo omologo britannico David Cameron a entrare nei dettagli dell’accordo, mettendo in evidenza gli ostacoli alla firma. «Si tratta di una proposta molto generosa», ha spiegato da Riad l’ex premier, ora ministro nel governo Sunak, «40 giorni di cessate il fuoco e il possibile rilascio di migliaia di detenuti palestinesi in cambio della liberazione di tutti gli ostaggi israeliani». Senza il rilascio di tutti gli ostaggi, afferma Cameron, «la guerra non finirà». Ma il Segretario di Stato americano Antony Blinken avverte: «Devono decidere, e in fretta. L’unica cosa che si frappone tra il popolo di Gaza e un cessate il fuoco è Hamas». Il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani parla, da Riad, di «svolta possibile». «Nelle ultime ore molti segnali indicano che il negoziato indiretto fra Israele ed Hamas potrebbe essere a un punto di svolta», ha dichiarato. «Il movimento islamico ha ricevuto una proposta di mediazione che se accettata permetterebbe di abbassare il tono dello scontro militare con la contemporanea liberazione di ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi».
Il futuro dei palestinesi
In Arabia Saudita, dove si trova anche Blinken, si discute anche del futuro dei territori palestinesi una volta che sulla Striscia saranno concluse le operazioni militari. Cameron è stato chiaro: affinché diventi fattibile una soluzione a due Stati, ed è quella promossa dai più influenti attori regionali, la leadership di Hamas e tutti coloro che hanno preso parte all’attacco del 7 ottobre in Israele devono lasciare Gaza. Una condizione che si presenta complessa da rispettare ma sulla quale Israele e i suoi alleati non intendono cedere. Il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan, dopo l’incontro con Blinken, ha dichiarato che i due Paesi sono «molto, molto vicini» a trovare una intesa sul futuro della Striscia. «La maggior parte del lavoro è già stata fatta», ha detto il ministro come riferisce Sky News, «abbiamo le grandi linee di ciò che pensiamo debba accadere sul fronte palestinese
Il vertice a Riad
Il piano proposto dal governo israeliano, ottenuto grazie alla mediazione di Egitto e Qatar, prevede una pausa nei combattimenti di 40 giorni in cambio della liberazione di almeno 33 ostaggi tra donne, minori, anziani e malati. «La proposta è ancora in fase di studio», ha fatto sapere oggi Izzat al-Risheq, funzionario di Hamas. Nel pomeriggio di oggi, lunedì 29 aprile, anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani sarà a Riad, in Arabia Saudita, per una serie di incontri e riunioni sulla guerra a Gaza e in generale sulla crisi in Medio Oriente. Presente anche il Segretario di Stato americano Antony Blinken, che poi proseguirà con un nuovo viaggio nella regione per scongiurare la possibilità di una nuova escalation militare nello scontro fra Israele e Hamas. «Hamas ha davanti a sé una proposta straordinariamente generosa da parte di Israele. E in questo momento – ha detto Blinken da Riad – l’unica cosa che si frappone tra il popolo di Gaza e un cessate il fuoco è Hamas. Devono decidere e devono decidere in fretta. Spero che prenderanno la decisione giusta, possiamo avere un cambiamento fondamentale nella dinamica».
I negoziati in Egitto
Mentre i ministri degli Esteri si ritrovano in Arabia Saudita per discutere della situazione a Gaza, in Egitto continuano i negoziati per ottenere un cessate il fuoco temporaneo e la restituzione degli ostaggi detenuti da Hamas. Oggi il governo egiziano ha invitato una delegazione israeliana a recarsi al Cairo per un incontro a cui dovrebbe partecipare anche l’organizzazione di miliziani palestinesi. L’invito, scrive il Times of Israel, «mira ad accelerare il processo e a fornire i necessari chiarimenti sulle osservazioni che saranno presentate dalla delegazione di Hamas che si recherà al Cairo». La delegazione israeliana, precisa una fonte anonima al quotidiano, «sarà autorizzata a fornire risposte alle richieste sollevate da Hamas, ma non sarà autorizzata a prendere decisioni o a presentare posizioni ufficiali».
I raid israeliani a Rafah
È di almeno 27 morti, secondo Al Jazeera, il bilancio dei bombardamenti israeliani notturni su Rafah e Gaza City. Secondo alcuni funzionari sanitari palestinesi, tra le vittime ci sono sei donne e cinque bambini, compreso un neonato di appena cinque giorni. Molte altre persone sono rimaste ferite poi negli attacchi aerei che hanno colpito tre case a Rafah, la città più a Sud dell’enclave palestinese. «Solo gli americani possono fermarli», avvertiva nelle scorse ore Abu Mazen, presidente dell’Autorità nazionale palestinese, a proposito degli attacchi di Israele contro Rafah. Mentre Benjamin Netanyahu ignora il pressing internazionale di chi gli chiede di mettere in pausa la campagna militare su Gaza, in Arabia Saudita è in corso il vertice per tentare di raggiungere un accordo tra Israele e Hamas.
Hamas: «La nostra leadership resta a Doha»
Abu Marzouk, alto funzionario di Hamas, smentisce le indiscrezioni secondo cui la leadership politica del gruppo terroristico palestinese potrebbe andarsene dal Qatar per trasferirsi in Iraq, Siria o Turchia. «Qualsiasi potenziale trasferimento, che al momento non avviene, avverrebbe in Giordania», ha precisato Marzouk alla tv iraniana al-Alam. «La Giordania – ha aggiunto – è una nazione che sostiene la resistenza palestinese e Hamas mantiene un rapporto positivo con il governo giordano».
In copertina: Un campo per sfollati a Rafah, nella Striscia di Gaza (EPA/Haitham Imad)
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