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Pedro Sánchez non si dimette, il premier spagnolo dopo l’indagine sulla moglie: «Non ci facciamo fermare dal fango» – Il video

29 Aprile 2024 - 11:16 Bruno Gaetani
L'inchiesta (per cui la procura ha chiesto l'archiviazione) era scattata su denuncia di Mano Limpias, un autoproclamato sindacato con simpatie di destra. L'annuncio del premier spagnolo dopo cinque giorni di riflessione

Il premier spagnolo Pedro Sánchez continuerà a ricoprire l’incarico di capo del governo. Al termine di un periodo di riflessione durato cinque giorni, il primo ministro socialista ha comunicato la sua decisione in una conferenza stampa al Palazzo della Moncloa, a Madrid. Il 24 aprile scorso, Sánchez ha colto tutti di sorpresa quando ha annunciato di star valutando le dimissioni. A scatenare il terremoto politico è stata la decisione del tribunale di Madrid di aprire un’inchiesta preliminare su Begona Gomez, moglie del premier, per presunta corruzione. L’indagine – per cui la Procura ha chiesto l’archiviazione – è scattata su denuncia di Mano Limpias, un autoproclamato sindacato con simpatie di destra. Si tratta, scrive El Pais, di un’organizzazione che in passato ha presentato diversi esposti che non hanno «portato a nulla» contro rappresentanti di sinistra, e che è stata a sua volta indagata per false accuse.

L’annuncio di Sánchez

«Assumo la decisione di continuare, se possibile con più forza», ha detto oggi Sánchez sciogliendo le riserve sul suo futuro. «Non si tratta del destino di un particolare leader. Si tratta di decidere che tipo di società vogliamo essere. Il nostro Paese ha bisogno di questa riflessione. Abbiamo lasciato che il fango contaminasse la nostra vita pubblica per troppo tempo», ha insistito il premier spagnolo. E poi ancora: «Chiedo alla società spagnola di dare ancora una volta l’esempio. I mali che ci affliggono fanno parte di un movimento globale. Mostriamo al mondo come si difende la democrazia». Infine, un ringraziamento a chi gli ha chiesto di andare avanti: «Vogliamo ringraziarvi per le manifestazioni di solidarietà ricevute da tutti i settori. Grazie alla mobilitazione sociale, che ha influito».

La lettera ai cittadini

Nella lettera della scorsa settimana, Sánchez aveva denunciato l’esistenza di una «operazione di demolizione» continua nei confronti suoi e della sua consorte, con «attacchi orchestrati dalla destra e dall’estrema destra» e la complicità «di settori mediatici e giudiziari» ultraconservatori, che non hanno mai riconosciuto come legittimo la coalizione progressista del suo governo. Nel fine settimana, migliaia di cittadini sono scesi in strada davanti alla sede del Partito socialista spagnolo e davanti al Congresso dei deputati per chiedergli di «resistere» e non rinunciare al suo incarico di capo del governo.

L’«incertezza totale»

Fino all’annuncio di questa mattina, nessuno in Spagna aveva idea di cosa avrebbe fatto Sánchez. El País, il quotidiano più letto del Paese, parlava di «incertezza totale». Da mercoledì scorso, il premier è rimasto rinchiuso alla Moncloa nel più stretto riserbo, circondato dalla sua famiglia. Sánchez ha risposto soltanto alle telefonate di solidarietà di altri leader internazionali e alle consultazioni dei ministri.

In copertina: Il premier spagnolo Pedro Sanchez al Consiglio europeo del 18 aprile 2024 a Bruxelles (EPA/Olivier Hoslet)

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