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«È la Rai che deve risarcire il danno»: caso Franco Di Mare, parla il legale dell’inviato affetto da mesotelioma

30 Aprile 2024 - 23:52 Massimo Ferraro
Franco Di Mare
Franco Di Mare
L'avvocato ha seguito un altro caso analogo di un dipendente di viale Mazzini ed ebbe subito risposta: «In questa vicenda qualcosa non quadra»

«Spetta all’azienda verificare quali sono i rischi per un proprio dipendente che viene inviato in zone di guerra, in presenza di fibre di amianto in grande quantità e di materiali radioattivi, e mettere in atto tutte le misure di protezione necessarie». Dopo l’intervista di Franco Di Mare a Che Tempo Che Fa, in cui annunciava di aver ricevuto una diagnosi di mesotelioma, l’avvocato del giornalista e a lungo inviato per la tv pubblica prova a fare chiarezza sulla situazione legale del suo assistito. Di Mare aveva denunciato come da Viale Mazzini, una volta scoperta la malattia, tutti gli avessero voltato le spalle, rifiutandosi di inviargli lo stato di servizio con l’elenco dei luoghi e la durata delle trasferte della sua carriera. In una nota, gli attuali vertici Rai affermavano di non essere a conoscenza delle sue condizioni di salute, dicendosi pronti ad aiutarlo, mentre l’Inail rifiutava la ricostruzione secondo cui la pratica sarebbe bloccata presso i suoi uffici: l’Ente «non è legittimato ad accertare il nesso causale tra la professione svolta dal giornalista e la patologia che ha contratto né a rilasciare una certificazione che attesti o meno questa correlazione». Nell’intervista all’Ansa però l’avvocato Ezio Bonanni racconta un’altra storia. «All’Inail spetta fare gli accertamenti sull’esposizione all’amianto e li citerò in giudizio per il riconoscimento delle prestazioni previdenziali relative alla malattia professionale e all’infortunio, ma è la Rai che deve risarcire il danno», scandisce, «nessuno ha mai dato riscontro alle varie segnalazioni, formali e informali e alla richiesta di soluzione condivisa avanzate all’azienda».

La versione dell’avvocato

Il legale afferma che la prima comunicazione alla Rai sulla vicenda risale al 13 luglio 2021 e l’ultima al 19 marzo 2024. «Mi risulta anche che l’agente di Di Mare, in un ultimo tentativo di definizione bonaria della vicenda, abbia scritto a novembre 2023 ai vertici Rai delle e-mail, ma anche a queste non è stata mai data risposta», ha aggiunto Bonanni. E poi le accuse: «Apprendiamo, quindi, con sorpresa, che la Rai sostenga di aver attivato una procedura Inail, quando invece, ben diversamente, è certo che è stato Di Mare ad avere avviato e sollecitato quantomeno la costituzione delle prestazioni previdenziali dovute ricevendo dall’Ente la richiesta dello stato di servizio ovvero proprio quel documento che, seppur più volte sollecitato anche via pec, la Rai non ha mai consegnato». Il legale vuole poi fare ulteriore chiarezza: «Specificato questo va però precisato che non occorre alcuna valutazione Inail sull’azione di risarcimento del danno, che si fonda sulle condotte della Rai che non ha tutelato la salute del dottor Di Mare, quale inviato in luoghi altamente contaminati con amianto e radiazioni». Bonanni ribadisce poi come l’interesse del giornalista non sia l’ottenimento del risarcimento, ma affermare un principio: «È l’assenza di risposta ad averlo ferito».

Il precedente

L’avvocato Bonanni riferisce poi di un caso simile che ha seguito sempre per la stessa azienda: «Ho seguito anche un altro caso di mesiotelioma su un dipendente che si è ammalato a Viale Mazzini ed in quel caso ho avuto subito risposta. Lì ho capito che sulla vicenda di Di Mare qualcosa non quadrava», è la sua opinione, «è un tumore che ha quasi sempre un esito infausto e tirarla per le lunghe impedisce alla persone di ottenere il giusto sostegno». E poi avverte l’azienda: «Voglio essere rispettoso della Rai, ma anche a Viale Mazzini c’era moltissimo amianto, non sono stati molto previgenti. Sono a rischio pure i vertici, è una malattia che non guarda in faccia a nessuno, bastano dosi basse. Hanno perso troppo tempo».

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