Netanyahu: «Entreremo a Rafah con o senza accordo». Il piano in due fasi per la tregua a Gaza: i tempi sul rilascio degli ostaggi al cessate il fuoco
È un piano in due fasi quello al centro della trattativa per i negoziati sulla tregua a Gaza, a cui Israele ha contribuito a formulare, ma che non ha ancora accettato. Così come Hamas, da cui si aspetta una risposta entro mercoledì 1 maggio. Come riporta il Wall street journal, nella prima fase ci sarebbe il rilascio di almeno 20 ostaggi in tre settimane per un numero ancora imprecisato di prigionieri palestinesi. Nella seconda fase, scatterebbe il cessate il fuoco di 10 settimane, durante le quali Hamas e Israele si accorderebbero su un rilascio più ampio di ostaggi e su una pausa prolungata nei combattimenti che potrebbe durare fino a un anno. La durata della prima fase potrebbe essere prolungata di un giorno per ogni altro ostaggio.
Per quanto l’ala politica di Hamas avrebbe risposto positivamente alla proposta, secondo il Wsj l’organizzazione terroristica palestinese ha poi lamentato che i termini non facessero alcun riferimento esplicito alla fine della guerra, hanno detto funzionari egiziani a conoscenza dei colloqui. Yahya Sinwar, il leader di Hamas a Gaza, è ampiamente considerato il principale decisore nei colloqui. I delegati di Hamas che erano al Cairo hanno detto che si consulteranno con l’ala militare e le altre fazioni a Gaza e torneranno a riferire. Ma, hanno avvertito, la proposta attualmente non fornisce garanzie chiare che Israele faccia sul serio riguardo alla seconda fase dell’accordo.
L’avvertimento di Netanyahu
In un incontro con i rappresentanti delle famiglie degli ostaggi, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che «l’idea di porre fine alla guerra prima di raggiungere tutti i nostri obiettivi è inaccettabile. Noi entreremo a Rafah e annienteremo tutti i battaglioni di Hamas presenti lì, con o senza un accordo, per ottenere la vittoria totale».
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