Piero Fassino, i sei testi per il furto del profumo, i due precedenti e la presunta frase: «Lei non sa chi sono»
Sei testimoni per il furto del profumo di Chanel. Almeno altri due precedenti tentativi nel duty free del Terminal 1 dell’aeroporto di Fiumicino nel mese precedente. Di cui uno riuscito. La storia del furto del profumo di cui è accusato il deputato del Partito Democratico Piero Fassino si complica. Soprattutto per lui. Che attraverso il suo avvocato continua a parlare di un equivoco e a difendersi sul cellulare in mano o in tasca. Proprio mentre la Polaria consegna gli incartamenti alla procura di Civitavecchia. Tra cui c’è il video che smentisce la versione dell’ex sindaco di Torino. Ma non quello di uno dei due furti precedenti che sarebbe servito a contestare la recidiva. Perché Aelia Lagardére, che lo gestisce, ha la prassi di cancellarli.
Precedenti e recidivo
Sono sei i testimoni che confermano il tentativo di furto della boccetta di Chance, del prezzo (scontato di 130 euro). Si tratta dei dipendenti e dei vigilantes del duty free. Sono guardie giurate, addetti alla control room e commesse. Ma soprattutto, i testimoni hanno raccontato i precedenti. Tutti nell’ultimo mese. Nelle scorse settimane e sempre durante l’attesa di un volo per Strasburgo Fassino ha passato il perimetro delle casse senza pagare. Gli addetti alla vigilanza lo hanno fermato e l’onorevole ha messo mano al portafogli per pagare. Pochi giorni dopo, nello stesso negozio, stessa scena. Ma stavolta a causa della presenza di molti altri clienti nel negozio, Fassino esce senza pagare. Di questo secondo episodio non esisterebbe il filmato. La vigilanza decide di lasciar correre.
«Lei non sa chi sono»
Poi c’è l’episodio del 15 aprile. In questa occasione il filmato lo riprende mentre fa scivolare la boccetta in tasca. Le mani non sembrano impegnate, nemmeno a tenere in mano un cellulare come da versione dell’ex sindaco di Torino. Quando i vigilantes intervengono, scrive il Corriere della Sera, Fassino dice: «Lei non sa chi sono». E stavolta i proprietari del negozio optano per la denuncia. L’avvocato Nicola Gianaria, che rappresenta il deputato, dice che un tentativo di furto non sarebbe così goffo. E soprattutto nessuno sarebbe così stupido da effettuarlo in favore di telecamera. Soprattutto se ci sono stati dei precedenti. Anche Il Messaggero e Il Giornale confermano la frase «Lei non sa chi sono» detta agli addetti alla sorveglianza. Le ricostruzioni divergono sui precedenti: nel primo caso sarebbe scattato l’allarme antitaccheggio ma Fassino sarebbe riuscito a dileguarsi.
Colto in fragranza
Nel secondo caso invece sarebbe stato «colto in fragranza» e si sarebbe scusato, pagando il prodotto. Fassino ha smentito questi presunti precedenti, dicendo di non ricordare nulla. Nel filmato disponibile, quello del 15 aprile, Fassino sembra anche guardarsi intorno con fare circospetto prima di mettersi il profumo in tasca. Secondo La Verità i sei testimoni sono cinque donne e un uomo e non avrebbero invece confermato la frase detta al vigilante. I precedenti, secondo questa versione, risalirebbero a dicembre e al 27 marzo. In entrambi i casi Fassino stava andando a Strasburgo.
Immagine copertina da: Dagospia
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