Concertone, la lezione di Ermal Meta a Vannacci: «Equità è un bambino che non è costretto a studiare in un’altra classe per la sua disabilità»

Il cantautore/conduttore rievoca la sua esperienza di ragazzino appena giunto a Bari dall’Albania per rintuzzare gli affondi del generale candidato con la Lega

«Equità è un bambino che non è costretto a studiare in un’altra classe a causa della sua disabilità». Nel monologo dal palco del Concertone del Primo Maggio Ermal Meta attacca il generale Roberto Vannacci, candidato alle prossime europee per la Lega, che in un’intervista a La Stampa, solo pochi giorni fa, aveva ipotizzato classi separate per bambini con disabilità. È proprio di istruzione che il cantautore e, occasionalmente, conduttore, ha scelto di parlare nel monologo serale dinanzi al pubblico del Circo Massimo, ripercorrendo la propria esperienza personale, il suo primo mese di scuola a Bari appena giunto in Italia dall’Albania quando aveva 13 anni. «Il mio primo mese nella scuola italiana è stato veramente difficile – dice – Non capivo niente di quello che si diceva in classe. Non capivo i compagni, non capivo i professori. Mi sono dovuto impegnare tanto per recuperare, al punto da addormentarmi sui libri. E per fortuna mi è stata data la possibilità di mettermi al passo con gli altri. Ricordo che i professori mi parlavano più lentamente e mi davano il tempo di appuntarmi tutto ciò che non capivo su dei quaderni. Ecco, penso che sia stato questo, all’inizio, il significato della parola istruzione per me. Avere la possibilità di vivere una scuola inclusiva, quando il termine inclusivo nemmeno si utilizzava»


Uguaglianza ed equità

«La parola istruzione – prosegue Ermal Meta – è fortemente legata ad un’altra parola: uguaglianza, che significa avere tutti gli stessi diritti e le stesse opportunità. A volte, però, pur nell’uguaglianza siamo diversi e qualcuno può partire svantaggiato nel proprio cammino. Ed è così che ci rendiamo conto che la parola uguaglianza, da sola, non è sufficiente. È a questo punto che ci viene in soccorso un’altra bellissima parola: equità. Mentre l’uguaglianza ci mette tutti sullo stesso piano, l’equità si muove dalla diversità di ciascuno, per offrirgli ciò di cui ha bisogno per realizzare sé stesso, perché tutti devono poter guardare l’orizzonte del proprio futuro in egual modo». È in questo momento che il cantautore fa chiaro riferimento alle dichiarazioni di Vannacci: «Equità è un bambino che non è costretto a studiare in un’altra classe a causa della sua disabilità. Equità è valutare il rendimento dei ragazzi in base al loro impegno, ognuno secondo le proprie possibilità. Equità è garantire a tutti, ma proprio a tutti, non gli stessi strumenti, ma gli strumenti di cui ciascuno ha bisogno. In fin dei conti, non si può valutare un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi su un albero». E conclude: «L’equità nell’istruzione è essenziale per garantire un futuro in cui ogni individuo possa realizzare se stesso. Dobbiamo eliminare i pregiudizi e le barriere che limitano l’inclusione, affinché nessuno venga lasciato indietro. Perché il futuro è una promessa che dev’essere mantenuta per tutti».


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