1° maggio, Stefano Massini infiamma la platea del Concertone: «Antifascista? Oggi se lo dici ti schedano. Digos, identificali tutti!»
«Vorrei dire alla Digos: identificateli tutti!». Anche Stefano Massini, scrittore e drammaturgo, sul palco del Concertone del Primo Maggio di Roma assieme a Paolo Jannacci, viola durante la diretta Rai il “divieto” di monologhi annunciato alla vigilia dell’evento del Circo Massimo. Il suo è un discorso veemente che prende le mosse dalla piaga delle morti sul lavoro: «Ogni persona che muore sul lavoro è una carneficina, è una catastrofe – dice l’attore – Dovremmo scandalizzarci per la morte di ognuno, ogni volta che ognuno muore sul lavoro è uno sfascio. Io sono contro questo massacro, sono un anti-sfascista. C’è una S, non ho detto antifascista, perché oggi se dici antifascista ti identifica la Digos», s’infervora Massini, scaldando il pubblico del Concertone. Un chiaro riferimento all’episodio avvenuto lo scorso dicembre alla prima della Scala di Milano, ma probabilmente anche al recente stop al monologo di Antonio Scurati su Rai 3. «Mi hanno fatto firmare non so quante carte prima di salire sul palco. Vorrei dire alla Digos: identificateli tutti!», indicando la vasta platea del Circo Massimo. Sulla musica del pianoforte di Jannacci, Massini poi torna sul tema del suo monologo «Muori due volte sul lavoro, muori e poi muori ogni volta che ti dicono che la colpa era la tua, senza responsabilità di nessuno. Anzi, tre volte, la terza volta è quando non frega un cazzo a nessuno e fanno un trafiletto sul giornale. In Italia si può morire due, tre, quattro volte, la quarta è quando ti accorgi che muori invano e da uomo diventi fotografia».
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