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Gianni Morandi e il festival di Sanremo da organizzare con Mina e Celentano

01 Maggio 2024 - 07:06 Redazione
gianni morandi mina celentano
gianni morandi mina celentano
Il cantante rievoca i momenti difficili della sua carriera

Gianni Morandi racconta oggi la sua vita e la sua carriera in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Nel colloquio con Aldo Cazzullo racconta anche di una richiesta arrivatagli da Adriano Celentano, quella di entrare nel sul Clan: «Era il mio mito, e lo è ancora adesso. Ci sarei andato, ma mi sconsigliarono: nel Clan c’era un solo capo, lui. Ci riprovò anni dopo. Mi convocò a casa a Milano, c’era anche Mina, e disse: “Facciamo un nuovo Clan. (Morandi imita Celentano alla perfezione). Come in America: Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis. Così Sanremo, Cantagiro, Canzonissima li organizziamo noi. E abbiamo anche la ragazza del Clan” disse indicando Mina, che era libera. Io però ero sotto contratto con la Rca. Era una grande idea, ma non se ne fece nulla».

La contestazione al Vigorelli

Il cantante racconta anche della contestazione al teatro Vigorelli: «Mi fece molto male. Dovevamo suonare in tanti, Milva, Lucio, io, prima dei Led Zeppelin. A Ezio Radaelli, l’organizzatore, l’avevo chiesto: sei sicuro che sia una buona idea? E lui: fidati, sarà un trionfo! Salgo sul palco, e si alza un boato. Mi giro verso Radaelli, che mi sorride: hai visto? Solo che era un boato al contrario. Guardo il pubblico e capisco che ero diventato il simbolo di quello che detestavano. Esattamente il tipo di cantante che non volevano più». Morandi racconta che provò a conquistare il pubblico con “C’era un ragazzo”, una canzone di protesta: «Mi subissarono di fischi, dovetti lasciarla a metà e andarmene. Fu una sberla terribile. Pensai che aveva ragione mio padre, quando mi diceva: tutto questo finirà presto. Non avevo ancora 27 anni, e sembrava già tutto finito».

L’altro momento difficile

Poi narra dell’altro momento difficile della sua carriera e della sua risalita: «Un giorno mi chiama Mogol, che aveva rotto con Battisti. Penso voglia propormi una canzone. Invece mi dice: “Tu sai giocare a pallone? Voglio mettere su una squadretta di cantanti, per ora siamo io e il Guardiano del Faro”». Poi incide “Canzoni stonate”: «In effetti era la mia condizione di allora. Il capo della Rca, che era sempre Melis, si oppose: voleva dare la canzone a Gabriella Ferri. Mogol rispose che l’aveva scritta per me, ma Melis era implacabile: “Non stare lì a perdere tempo con Morandi…”. Invece produssero il mio primo album, fino ad allora avevo fatto solo 45 giri. Vendetti 17 mila copie: pochine. Ma era il primo passo verso la risalita».

Foto copertina da: Elle

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