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Proteste all’Università dell’Arizona, agenti circondano una donna e le tolgono il velo – Il video

01 Maggio 2024 - 09:57 Redazione
L'avvocato della donna evidenzia che quella messa in atto potrebbe essere una violazione del diritto a praticare la propria religione

È scoppiata la polemica all’Arizona State University a causa della diffusione di un video in cui si vedono alcuni agenti di polizia accerchiare una manifestante pro Palestina per poi rimuovere il velo islamico che portava. Il filmato è stato girato nel corso del fine settimana in occasione delle proteste contro Israele che hanno interessato molti atenei degli Usa, il più noto dei quali è quello che ha portato all’occupazione e alla successiva irruzione della polizia alla Columbia University di New York. Le immagini sono state fornite alla Cnn dall’avvocato della donna, la quale appare seduta con le mani bloccate dietro la schiena da un poliziotto, mentre altri la circondano e uno di loro le sfila il velo. Nel video si sentono i testimoni oculari urlare: «State violando la sua privacy!». Successivamente, uno degli agenti mette il cappuccio della felpa della donna sulla sua testa. «Il cappuccio va bene ma l’hijab no?», si sente ancora protestare. Ad un certo punto uno degli agenti nasconde la donna alla vista di coloro che riprendono il video, mentre una persona urla: «lasciatela andare!».

Violato il diritto di praticare la religione

Zayed Al-Sayyed, avvocato che rappresenta lei e altre tre donne che hanno affermato che l’accaduto ha coinvolto anche a loro, chiede che venga fatta chiarezza. A nulla sono servite le proteste delle donne – tre delle quali sono studentesse dell’Università – che hanno spiegato ai poliziotti l’importanza del velo e di indossarlo correttamente, implorando di poterlo tenere. L’hijab non è stato restituito alle proprietarie nemmeno in cella, dove sono state portate in seguito al loro arresto. L’avvocato afferma di essere stato lui, 15 ore dopo i fatti a portare il velo alle sue assistite. Al-Sayyed, inoltre, fa notare che quella messa in atto potrebbe essere una violazione di un diritto fondamentale, garantito dalla Costituzione, ovvero quello di praticare la propria religione.

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