Daniela Santanché ora rischia un processo: la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per la truffa all’Inps
La procura di Milano ha deciso di chiudere il cerchio e di diffondere la notizia anche con un comunicato stampa: il ministro del Turismo, Daniela Santanché, assieme ad altri e alla stesse società Visibilia Editore e Visibilia concessionaria poterebbero essere rinviate a giudizio per la truffa ai danni dell’Inps sui fondi Covid. Era noto che Santanchè fosse stata iscritta al registro degli indagati dopo le indagini che la vedono accusata di aver continuato a far lavorare 13 dipendenti che risultavano in cassa integrazione Covid (con fondi pagati dallo stato) durante la pandemia. Secondo alcune indiscrezioni, se dovesse essere rinviata a giudizio Santanché rimetterebbe il mandato di ministro nelle mani di Meloni.
Cosa succede ora
Il procuratore Marcello Viola ha firmato un comunicato stampa sulla decisione presa nella sua procura, dato il «pubblico interesse a divulgare le notizie riguardanti tale procedimento». Dunque, ora la palla passa nelle mani del Gup che ha cinque giorni di tempo per fissare l’udienza preliminare, sede in cui Daniela Santanché, assistita dall’avvocato Nicolò Pelanda, potrebbe decidere di presentarsi e rendere dichiarazioni come, invece, ha scelto di non fare fino a questo punto. Come riassunto nell’avviso di conclusione delle indagini, Santanché assieme a Dimitri Kunz, il suo compagno e l’amministratore Paolo Concordia è accusata di aver percepito indebitamente «complessivi euro 126.468,60, corrispondenti a più di 20mila ore lavorate» per tenere a casa tredici dipendenti di Visibilia che invece hanno continuato a lavorare, per quanto in smart working. I dipendenti ricevevano la differenza tra la cassa integrazione e lo stipendio con finti «rimborsi spese».
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