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Così l’Ue chiederà 8 miliardi di euro all’Italia per i conti pubblici

ue italia 8 miliardi giorgia meloni giancarlo giorgetti
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Sul debito di Roma pesano Superbonus e nuove regole del Patto di Stabilità. Le traiettorie pluriennali e il dilemma della spesa

La Commissione Europea chiederà all’Italia una correzione dei conti pari a 8 miliardi di euro. Perché sul debito di Roma pesano il Superbonus e le nuove regole del Patto di Stabilità. Succederà in autunno, ma il governo non può fare finta di nulla già oggi. Anche se a giugno la Banca Centrale Europea taglierà i tassi d’interesse. E già oggi l’Ocse conferma i numeri della crescita, mentre l’occupazione sale e lo spread è sotto controllo. Per questo l’esecutivo ha dovuto calmare gli entusiasmi sul Bonus Befana. E rimandare al 2025 la riduzione da tre a due aliquote Irpef. Ora il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, fresco di cintura nera di judo, dovrà combattere molto sia a Bruxelles che con gli alleati in maggioranza.

Le traiettorie pluriennali

La Stampa oggi parla della correzione dei conti pari a 8 miliardi che l’Europa chiederà a Giorgia Meloni. Il 19 giugno è prevista infatti l’apertura della procedura d’infrazione per deficit eccessivo. Ma l’Italia sarà in compagnia di altri dieci paesi. Poi arriveranno le traiettorie pluriennali del Patto di Stabilità. Consentono fino a sette anni di tempo per rimettere a posto i conti. Ma poi il 20 settembre gli Stati dovranno presentare i piani pluriennali di spesa. E qui il governo dovrà spiegare a Paolo Gentiloni come intende rispettare gli impegni presi con Bruxelles. Secondo le stime dei tecnici la Commissione chiederà all’Italia una correzione pari a quattro decimali di Pil. Ovvero otto miliardi. Una cifra gestibile, a prima vista. Ma alla fine dell’anno arriverà anche il momento di mantenere le promesse elettorali.

Tagliare la spesa?

Due, in particolare. La decontribuzione per i redditi oltre i 35 mila euro e l’accorpamento delle aliquote Irpef. Per entrambe ci vogliono almeno venti miliardi e il governo non potrà finanziarle in deficit. Proprio perché da quest’anno quel numero dovrà cominciare a scendere. A quel punto Meloni e Giorgetti dovranno scegliere. O tagliano pensioni e welfare o chiedono un sacrificio ai più ricchi. Entrambe le strade andrebbero contro il programma elettorale con cui Giorgia ha vinto le elezioni.

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