Verso l’ordine di demolizione per gli abusi edilizi nella villa del figlio di Daniela Santanchè

I vigili di Pietrasanta presto di nuovo alla Casina Rossa. Per verificare le infrazioni e far partire l’iter

L’ordine di demolizione per le opere abusive nella villa del figlio di Daniela Santanchè si avvicina. Il comune di Pietrasanta in provincia di Lucca procede nell’accertamento delle autorizzazioni per portici, tettoie e verande dell’immobile da 270 metri quadri che si trova nel parco della Versiliana. A ottobre 2020 la procura ha chiesto e ottenuto l’archiviazione per il reato di abusi edilizi nei confronti di Lorenzo Mazzaro, figlio di Canio e della ministra del governo Meloni. Ma nove tentativi di sanatoria sono stati comunque respinti. E ora incombe l’ordinanza di abbattimento. Previa richiesta di tempestivo ripristino dello stato dei luoghi. Per questo la polizia municipale di Pietrasanta ha ricevuto l’incarico di tornare alla Casina Rossa. E verificare che le infrazioni accertate tra 2014 e 2015 siano ancora là.


La Casina Rossa

Il Fatto Quotidiano oggi riporta gli accertamenti dell’epoca, svolti come polizia giudiziaria. Il primo accesso risale al 3 settembre 2014 e poi gli agenti stilano il Rapporto n. 49/2014. È quello che dà il vio alla procedure per infrazione alla legge urbanistica. La procura riceve i nomi dei responsabili: il figlio di Santanchè, il geometra Simone Bianchi responsabile dei lavori (nel frattempo defunto) e il titolare dell’impresa Biocostruzioni Sas di Firenze. Le irregolarità sono: ingressi carrabile e pedonale, finestre trasformate in porte finestre, due porticati, due pergolati, una serra solare, due terrazze in muratura con pavimentazione in legno e in cotto. Anche le siepi d’alloro risultano in violazione delle norme sul paesaggio. L’altro sopralluogo è del 5 giugno 2015. Ora la municipale tornerà alla Casina Rossa. Per confermare la persistenza degli abusi ed evitare richieste di sospensiva da parte dei proprietari.


La soprintendenza

La soprintendenza non avrà un ruolo nella vicenda. «Non risultano agli atti del Servizio Paesaggistica associato pratiche di accertamento di compatibilità paesaggistica», secondo il comune di Forte dei Marmi, a cui compete quel territorio. Il dirigente Simone Pedonese dice al Fatto che la verifica «si limita però agli atti rilasciati dalla creazione del servizio, quindi dal primo gennaio 2020». Sanatorie non ce n’erano nemmeno nel fascicolo del 2020 archiviato dalla procura.

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