Decreto agricoltura, Pichetto Fratin e Lollobrigida trovano un compromesso sull’agrivoltaico. Dal Cdm 5 milioni per interventi a Gaza
Lo schema di decreto legge sugli aiuti all’agricoltura è stato approvato. È un testo molto ampio, che accoglie anche norme riguardanti l’ex Ilva di Taranto. Salutato da Francesco Lollobrigida come «un decreto straordinariamente importante», i provvedimenti sono passati sotto il vaglio del Consiglio dei ministri di oggi, 6 maggio. Non sono state segnalate tensioni all’interno dell’esecutivo Meloni, sebbene alla vigilia fossero emersi alcuni attriti tra il cognato della presidente del Consiglio e il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. Oggetto del contendere la stretta sui pannelli fotovoltaici. Pare che l’esponente di Forza Italia e i suoi uffici non siano stati coinvolti nella decisione di bloccare le nuove installazioni fotovoltaiche con moduli a terra sui terreni agricoli. Alla fine, la scelta è ricaduta su una limitazione parziale: sì a nuove installazioni di pannelli fotovoltaici sui terreni coltivati, ma solo se e sollevati da terra, in modo da permettere l’attività agricola sotto.
Le limitazioni parziali
La norma non si applicherà ai progetti già presentanti né alle comunità energetiche, che sono finanziate dal Pnrr. Il ministro Pichetto Fratin ha provato a stemperare le polemiche: «Ho chiesto solo al collega di salvaguardare i target del Pnrr e le previsioni del Pniec di 40 Gigawatt di nuovo fotovoltaico al 2030 -, ha detto il ministro -. L’agrivoltaico che permette la coltivazione rimane totalmente». Il ministro dell’Ambiente ha anche precisato che il dl Agricoltura consentirà l’installazione dei pannelli in terreni agricoli già «compromessi, come quelli a 300 metri dalle autostrade o che si trovano tra autostrade e ferrovie». La bozza iniziale del provvedimento prevedeva un divieto tout court e si muoveva nell’alveo delle richieste della Coldiretti. «Con Pichetto Fratin c’è stata grande serenità», ha chiosato Lollobrigida, prima di annunciare le altre misure. Tra le quali, si segnalano, gli indennizzi per i coltivatori di kiwi e viti in difficoltà, la nomina di un commissario per contrastare la diffusione del granchio blu – e i relativi 10 milioni di stanziamento -, una task force di 177 militari per abbattere i cinghiali portatori della peste suina – fondi per 20 milioni -, e sgravi per gli agricoltori che operano nelle Zes o nelle zone colpite da cataclismi. Due norme, poi, sono destinate a causare polemiche tra gli ambientalisti: il ritorno del comando dei Carabinieri forestali sotto il ministero dell’Agricoltura e l’ingresso delle associazioni venatorie nel servizio di guardie venatorie. «Una vergogna», ha attaccato Angelo Bonelli, leader dei Verdi. «Con il dl Agricoltura approvato, si usa l’esercito per abbattere la fauna selvatica da contenere: cinghiali, lupi e altro. Si useranno i militari per attuare i piani di contenimento della fauna selvatica delle regioni, dopo che il parere scientifico dell’Ispra è stato neutralizzato. Un vera e propria follia!».
Le altre decisioni del Cdm
Per quanto concerne l’ex Ilva di Taranto, il decreto ha stabilito lo stanziamento di altri 150 milioni di euro per garantire la continuità operativa dell’azienda. Complessivamente, i fondi erogati per l’azienda saranno 620 milioni, tenendo conto dei 150 milioni di euro già concessi e dei 320 milioni del prestito ponte, che però deve ancora ricevere il lasciapassare della Commissione europea. Infine, a differenza da quanto previsto da una bozza preliminare, è saltata la norma che prevedeva una garanzia dello Stato sulla futura vendita dell’ex Ilva, ai fini di tutelare un futuro compratore. Il Conisglio dei ministri ha anche deliberato lo stato di emergenza «per intervento all’estero in conseguenza degli accadimenti in atto nella striscia di Gaza», stanziando 5 milioni di euro per il Fondo per le emergenze nazional. Decisa anche la proroga di altri 12 mesi «dello stato di emergenza in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici verificatisi nei giorni dal 15 al 17 maggio 2023», nel territorio dei comuni di Firenzuola, di Marradi, di Palazzuolo sul Senio e di Londa della città Metropolitana di Firenze, e dello stato di emergenza nelle Marche per gli eventi estremi a partire dal 16 maggio 2023 nel territorio dei comuni di Fano, di Gabicce Mare, di Monte Grimano Terme, di Montelabbate, di Pesaro, di Sassocorvaro Auditore e di Urbino della provincia di Pesaro e Urbino.