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In Lombardia aumentano comportamenti autolesivi e suicidari tra i minorenni: il sistema sanitario non risponde – La ricerca

07 Maggio 2024 - 12:42 Ygnazia Cigna
Stando allo studio commissionato dalla Fondazione Cariplo e guidato dall'Università di Pavia i, il 51% di tutti i ricoveri per disturbi psichiatrici e il 79% di quelli per disturbi neurologici si è verificato in reparti non appropriati

Il 20% dei minorenni soffre di disturbi neuropsichici dell’infanzia e dell’adolescenza. Si parla di almeno 2 milioni di bambini e adolescenti in tutta Italia. E, come è noto, l’emergenza sanitaria della pandemia da Covid ha acuito una problematica già critica, non solo nel nostro Paese. A livello mondiale, infatti, si stima che il benessere psichico dei minori sia diminuito di oltre il 10%. Una nuova ricerca lanciata dalla Fondazione Cariplo e guidata dall’Università di Pavia in collaborazione con atenei lombardi e fondazioni sanitarie, dal titolo «Neurosviluppo, salute mentale e benessere psicologico di bambini e adolescenti in Lombardia», vengono analizzati gli accessi ai servizi sanitari della regione nel periodo che va dal 2015 al 2022, includendo così il periodo prima, durante e post pandemia. Nel 2022, più di 137mila bambini e ragazzi hanno cercato assistenza nel sistema sanitario regionale per disturbi neuropsichici di varia gravità. Di questi, 110mila sono stati seguiti in ambulatorio e quasi 25mila al pronto soccorso. Non solo: più di 17mila assumono psicofarmaci, quasi 7.000 sono stati ricoverati almeno una volta, e oltre 500 hanno intrapreso un percorso in una comunità terapeutica. Inoltre, nello stesso anno, il 51% di tutti i ricoveri per disturbi psichiatrici e il 79% di quelli per disturbi neurologici si è verificato in reparti non appropriati, come pediatria e psichiatria per adulti, anziché nei reparti specifici di neuropsichiatria.

Il sistema sanitario è saturo

Ma il quadro è potenzialmente più complesso e quasi certamente sottostimato. La ricerca riesce a intercettare chi ha già un disturbo e ha accesso ai servizi, mentre coloro che stanno affrontando difficoltà psicologiche, ma non hanno ancora ricevuto una diagnosi perché in lista di attesa o per altri motivi, restano fuori dai radar. Complici la saturazione del sistema sanitario e la crescente complessità dei casi, che rappresentano ostacoli significativi nella gestione efficace della domanda. Su questo fronte, appare particolarmente critica la (mancata) continuità delle cure tra ospedale e territorio, specialmente per situazioni a rischio di vita come persone con comportamenti autolesivi e suicidari. Nonostante gli sforzi dei territori, infatti, la ricerca indica che il 74% di coloro che si rivolgono al Pronto Soccorso poi non hanno avuto contatti con gli ambulatori territoriali nello stesso anno. Si tratta di un’emergenza sanitaria trasversale, che ha un impatto rilevante sugli adolescenti e sui disturbi psichiatrici, poiché compromette le possibilità di individuare precocemente e trattare tempestivamente queste problematiche in bambini e ragazzi, nonché negli adulti di domani.

Pensieri suicidi: il trend era già iniziato prima della pandemia

Se il Covid ha contribuito ad amplificare e accrescere il malessere psicologico, i dati segnalano come l’incremento di disturbi psichiatrici, l’uso di psicofarmaci e comportamenti autolesivi, abbia avuto inizio ben prima dell’insorgere della pandemia. Nella ricerca guidata dall’ateneo di Pavia, emerge «un aumento dei ragazzi che presentano ideazione suicidaria (il processo di pensare, considerare o pianificare il suicidio, ndr) o comportamenti autolesivi/suicidari, accolti per la prima volta in pronto soccorso (PS) o in reparto». I ricoveri – sia ordinari che in PS – «passano da 76 nel 2015 a 115 nel 2019 (+51% nei 4 anni) a 333 nel 2022 (+189%), con un aumento più marcato nelle femmine, che passano da 49 nel 2015 a 96 nel 2019 (+96%) a 277 nel 2022 (+189%) rispetto ai maschi, che nel periodo pre-pandemico diminuiscono, passando da 27 a 19 (-29%), per poi aumentare nel periodo post-pandemico arrivando a 56 (+195%)».

La gran parte dei casi riguarda la fascia d’età tra i 14 e i 18 anni, ma anche gli adolescenti di 12 e 13 anni mostrano aumenti significativi. E le ragazze sembrano essere quelle più a rischio: superano i maschi in termini di utilizzo di farmaci, accessi al pronto soccorso, ricoveri ospedalieri e inizio di percorsi di residenzialità terapeutica. Quanto all’impatto del Covid sulle nuove generazioni, sottolinea la ricerca di Cariplo, è appena agli inizi e si prevede che continuerà a farsi sentire per molti anni a venire, specialmente sulle popolazioni più vulnerabili, ovvero i minori provenienti da famiglie fragili, con genitori che affrontano difficoltà socioeconomiche o problemi di salute mentale, bambini e ragazzi che vivono in contesti svantaggiati e privi di servizi adeguati, nonché minori di origine straniera.

Aumenta la gravità delle patologie, ma nei reparti adatti non ci sono posti sufficienti

L’aumento non è solo quantitativo, ma anche qualitativo. Ad aumentare è, inoltre, la complessità delle situazioni trattate, come evidenziato dall’aumento degli accessi al pronto soccorso per casi gravi, dall’incremento delle giornate di degenza ospedaliera e dal numero crescente di utenti che seguono percorsi psicofarmacologici. Nel decennio precedente alla pandemia, c’è stato un raddoppio degli utenti seguiti nei servizi di Neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza (NPIA). Tuttavia, solo un terzo di loro è riuscito ad accedere a un percorso diagnostico nel servizio sanitario pubblico, solo 1 su 6 ha ricevuto risposte terapeutico-riabilitative di intensità appropriata, e solo 1 su 5 di coloro che necessitavano di ricovero è riuscito ad accedere a un reparto appropriato, ovvero specifico di neuropsichiatria.

Il bando per scuole, enti privati e pubblici: cosa c’è da sapere

Di fronte a questa panoramica, Cariplo ha lanciato per il terzo anno consecutivo il Bando «Attenta-mente» con un budget di 2 milioni di euro che porta così il totale delle risorse destinate dal 2022 ad oggi a 11 milioni di euro. Si tratta di un bando che si si rivolge a una vasta rete di soggetti, inclusi enti no-profit, privati e pubblici, come il terzo settore, servizi di neuropsichiatria, scuole e altri membri della comunità. Gli enti interessati possono presentare la candidatura entro il 2 luglio 2024. L’obiettivo del bando è agire per invertire il trend e individuare quindi precocemente situazioni di disagio emergente o nascosto e di potenziare la capacità dei territori nel fornire sostegno e assistenza tempestiva per minori e famiglie. I progetti avviati con i precedenti bandi si sono concentrati sull’individuazione di situazioni di sofferenza emotiva e psicologica spesso nascoste, utilizzando strumenti digitali come app, numeri verdi, canali WhatsApp e profili Instagram dedicati, oltre a interventi di prossimità nei contesti di vita quotidiana dei giovani. Per le problematiche già evidenti, sono stati proposti percorsi terapeutici integrati con interventi di natura sociale, educativa e psicologica. Inoltre, sono state previste attività di formazione e sensibilizzazione rivolte agli adulti di riferimento, come genitori, insegnanti, istruttori sportivi, pediatri e medici di base, al fine di aiutarli a riconoscere e gestire i segnali di difficoltà e disturbi.

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