Milano, l’educazione sessuale e affettiva sbarca nelle scuole superiori: accordo tra il Comune e Durex
L’educazione sessuale e affettiva sbarcherà nelle scuole di Milano a partire dall’anno scolastico 2024/2025. È quanto prevede un accordo siglato oggi, 7 maggio, tra il Comune e Reckitt Benckiser Healthcare, l’azienda che commercializza il noto marchio di preservativi Durex. «Una giornata storica», la definisce l’assessora alle Politiche giovanili Martina Riva, in prima linea nell’ideazione di questo percorso. «Lo è per Milano e spero anche per il nostro Paese perché, a oggi, non è ancora normale dire che nelle nostre scuole superiori si deve poter parlare di affettività e sessualità», aggiunge Riva. Si tratta di un programma aperto alle scuole che vorranno aderirvi, pertanto sarà del tutto facoltativo. Il percorso per gli studenti prevede sei ore di laboratorio, suddivise in 3 incontri con psicologi, sessuologi ed educatori della Onlus Ala Milano e si terranno durante l’orario scolastico. Inoltre, vi sarà una piattaforma digitale dedicata ai genitori con del materiale video informativo.
«Con questo accordo, allineiamo la città di Milano al resto dell’Europa», commenta l’assessora Riva. «Come Reckitt in generale, e come Durex in particolare – leader di categoria nel settore -, ricopriamo un ruolo di attore sociale centrale in tema di affettività e sessualità e ci poniamo costantemente la domanda di come possiamo contribuire positivamente alla società di cui facciamo parte. Questo accordo, storico e unico nel suo genere, è una pietra miliare del nostro percorso e ci spinge a continuare in questa direzione, ad ascoltare sempre di più le richieste dei giovani italiani e permettere loro di diventare, domani, adulti più consapevoli, sani e informati», incalza a Open Paolo Zotti, ceo di Reckitt Benckiser Healthcare Italia.
1 giovane su 10 ha rapporti sessuali prima dei 13 anni
Tutto ha avuto inizio da una raccolta dati condotta dall’Osservatorio Giovani e Sessualità di Durex, che ha coinvolto un campione di 15mila giovani italiani dagli 11 ai 24 anni, focalizzata sulle dinamiche del rapporto tra i giovani e il sesso. Stando ai risultati emersi, 1 giovane su 10 ha il suo primo rapporto sessuale prima dei 13 anni e il 56% non utilizza sempre il preservativo. Tuttavia, un dato confortante è l’ampia apertura nei confronti dell’educazione sessuale come materia scolastica: quasi la totalità dei ragazzi (95%) vorrebbe che la propria scuola la includa nel curriculum. Attualmente, l’Italia si colloca tra le poche nazioni europee che non hanno programmi obbligatori di educazione affettiva e sessuale nelle scuole, insieme alla Polonia, la Romania, la Bulgaria, la Lituania e Cipro.
«Da questa fotografia emergono profonde mancanze educative, un approccio al sesso caratterizzato da una debole percezione del rischio e comportamenti sessuali poco consapevoli. Una situazione, questa, a cui va aggiunta la mancanza di percorsi scolastici e di programmi di salute e di prevenzione strutturati, oltre ad una sempre più labile centralità del ruolo delle famiglie e dei servizi di supporto», commenta Zotti. «Da genitori, questi dati spaventano, da adulti e da addetti ai lavori, non possono lasciare indifferenti. Da qui, dalla lettura di questi dati, è nato il nostro programma “A Luci Accese”, che attraverso attività formative dedicate e svolte da esperti qualificati del settore, mira a fornire i corretti strumenti e le corrette informazioni ai giovani milanesi oggi, e speriamo di tutta Italia domani, in ambito affettivo e sessuale».
La preside del Luxemburg: «Basta discorsi legati solo alla procreazione, serve approfondire l’affettività»
Una delle scuole che aderirà al progetto è l’Istituto Tecnico Professionale Galileo Luxemburg di Milano, dove gli studenti hanno già partecipato a una serie di incontri focalizzati sul tema dell’educazione sessuale e affettiva. «Abbiamo deciso di coinvolgere soprattutto le classi di prima e seconda. E sono certa che il nuovo programma sarà un percorso al caso nostro: non ci interessa fare qualcosa di obsoleto con discorsi relegati esclusivamente alla procreazione o alle malattie sessualmente trasmissibili, ma qualcosa di nuovo che parta dall’affettività, dalla dimensione emotiva e relazionale», dichiara la preside Anna Borendo. «Sono gli stessi ragazzi ad avere questo bisogno. Da tempo – conclude -, nelle assemblee e nelle autogestioni gli studenti ci chiedono spazi dedicati per approfondire queste tematiche».
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