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Scovati 48 milioni di euro falsi in un capannone a Napoli, la maxi-stamperia a Napoli con i letti per non fermare l’attività

07 Maggio 2024 - 11:14 Redazione
Arrestati sette appartenenti alla «Napoli group», organizzazione già al centro di diverse inchieste. A coordinare l'attività c'era un falsario di 70 anni

Erano riusciti a stampare finora banconote da 50 euro per un valore complessivo di 48 milioni di euro, tutte completamente false. La guardia di finanza di Napoli ha scoperto la stamperia clandestina all’interno di un capannone, nel quartiere Ponticelli, dove la banda di falsari di fatto viveva e lavorava, portando avanti turni serratissimi. Sono sette le persone fermate dai finanzieri di Napoli, che hanno svolto il blitz all’alba di oggi insieme ai colleghi del Nucleo speciale di polizia valutaria di Roma. Secondo gli inquirenti, si tratta di esponenti del cosiddetto «Napoli Group», un’organizzazione di falsari già al centro di diverse inchieste.

Quando i militari hanno fatto irruzione nel capannone, all’interno hanno trovato due falsari che dormivano nei letti. I due avrebbero vissuto in un sostanziale isolamento da aprile per portare avanti il lavoro fino a ottenere la quantità di banconote false sequestrate. I finanzieri hanno trovato 80mila foglio, ciascuno con 12 banconote da 50 euro che aspettavano solo di essere tagliate. L’attività era portata avanti con macchine tipografiche offset, capaci più di quelle con tecnologia digitale di realizzare copie estremamente simili alle vere banconote. I due falsari che vivevano rinchiusi nel capannone non uscivano praticamente mai da un mese. Ai loro bisogni pensava un vivandiere, che portava loro cibo e bevande. A coordinare l’attività era un tipografo di 70 anni, con numerosi precedenti penali. Era lui a gestire la produzione, anche con l’aiuto di tre camionisti di Giugliano in Campania.

La tipografia era stata trasferita solo di recente nel quartiere Ponticelli. In precedenza si trovava in provincia di Napoli, a Casavatore. Ma solo nel capannone in città, l’attività sarebbe entrata a pieno regime, grazie all’uso di macchinari particolarmente ingombranti, che avevano bisogno degli spazi forniti dal capannone. La struttura appartiene a una società di bonifica ambientale, che però sarebbe estranea alle indagini.

Foto 222057349 | 50 Euro © Maksym Kapliuk | Dreamstime.com

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