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Lo sciopero Rai spacca le redazioni, la versione di Augias sulla politica nei Tg: «Così ora vogliono imporre una nuova visione del mondo»

07 Maggio 2024 - 09:18 Ugo Milano
Corrado Augias
Corrado Augias
Lo scrittore che ha lasciato la Tv di Stato dopo 60 anni spiega perché il rapporto tra la Rai e la maggioranza in carica sarebbe diverso oggi rispetto al passato

Rispetto al passato, quando in Rai di certo non mancava l’influenza della politica tanto sulle redazioni quanto sui palinsesti dei programmi, secondo Corrado Augias c’è una differenza sostanziale che il governo Meloni porta con sé. Intervistato da Annalisa Cuzzocrea sulla Stampa, lo scrittore che nella Tv di Stato ha lavorato per 60 anni lo spiega dopo lo sciopero dell’Usigrai, il sindacato storico della Rai, che ha registrato per la prima volta una percentuale di adesione inferiore al 90%: «Quando arrivarono i comunisti la Rai venne parlamentarizzata, la Dc aveva l’1, i socialisti il 2, i comunisti il 3. Anche Berlusconi, a parte qualche gesto di ferocia come l’editto bulgaro, un gesto di collera “divina”, non chiedeva tanto. I suoi pensavano alle ballerine. Questi no – spiega Augias riferendosi alla maggioranza di centrodestra in carica – Sono arrivati per imporre una visione del mondo».

Secondo lo scrittore, il nuovo corso che sarebbe stato imposto dal centrodestra punta a «ricominciare daccapo con una contronarrazione rispetto a quella costituzionale. Ma è una narrazione rozza, infantile, approssimativa. Nata nelle conventicole del Movimento sociale, mentre stavano a rimuginare tra loro pieni di rancore e di frustrazione perché erano stati tenuti fuori». Augias fa l’esempio del monologo di Antonio Scurati e le accuse di censura. Quello per lo scrittore è stato «un gesto fanatico e stupido» che «si spiega solo con lo zelo del funzionario che crede di aver capito che è arrivato il momento di poter fare una cosa del genere, perché il clima lo permette».

Lo sciopero della Rai ha spaccato le redazioni, tra chi ha aderito sostenendo la battaglia dell’Usigrai con l’astensione al 75% e chi invece ha appoggiato la linea di Unirai, il sindacato considerato vicino alle posizioni del governo che ha boicottato l’iniziativa. L’Unirai, secondo Augias è «un sindacato tecnicamente giallo, cioè il sindacato del padrone come c’era alla Fiat ai tempi delle contrapposizioni industriali più dure, alla Rai non c’era mai stato. È incredibile quel che accade». Il timore di Augias è che con il governo in carica si arrivi a un «modello Orban», cioè a un «restringimento dello spazio democratico progressivo, indolore, come la storia della rana bollita». E qualche segnale ci sarebbe stato, spiega lo scrittore, a cominciare dalle riforme in cantiere che imporrebbero «limiti alla magistratura, limiti ai poteri del presidente della Repubblica, una riforma che porta alla capocrazia. È lì che si arriva, nell’inavvertenza delle masse che hanno altri problemi, altre preoccupazioni. O se ne fregano».

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