Ucraina, ancora droni e missili su tutto il Paese. Il n° 2 dell’intelligence militare: «Kiev non può vincere, la Russia sta per sfondare a Est»
Nuovo massiccio attacco aereo nella notte sull’Ucraina: le forze russe avrebbero sganciato sul Paese aggredito da oltre due anni 55 missili, di cui uno ipersonico, e 21 droni kamikaze, secondo quanto riferisce l’Aeronautica militare di Kiev, che fa sapere di avere abbattuto 59 bersagli su 76. Obiettivo della campagna di bombardamenti notturna, ancora una volta, soprattuto le infrastrutture energetiche del Paese. Centrali e reti di distribuzione sono state prese di mira in particolare nelle zone di Poltava, Kirovohrad, Zaporizhzhia, Leopoli e Ivano-Frankivsk, dice Kiev. Immediato l’invio di decine di squadre di soccorso per contenere i danni a cascata sul sistema energetico. Colpite anche decine di case, macchine e autobus. Secondo il ministro dell’Interno Ihor Klymenko il bilancio è ad ora di due feriti nella regione di Kiev e uno in quella di Kirovohrad region. «Massiccio attacco missilistico del Putin nazista nel Giorno della Memoria e vittoria sul nazismo nella Seconda Guerra Mondiale», denuncia su Teelgram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Tra poche ore, infatti, il 9 maggio, la Russia celebrerà la giornata della vittoria sul nazismo, occasione usuale per il regime di Putin di mostrare i muscoli con tanto di parata militare e discorso a sfondo storico del presidente della Federazione. «Il mondo intero dovrebbe capire chiaramente chi è chi. Il mondo intero non ha il diritto di dare un’altra possibilità al nazismo», chiosa furioso Zelensky.
May 8, 2024
Il pericolo dello sfondamento russo da Est
Sul terreno intanto la situazione resta delicatissima. Nonostante lo sblocco lo scorso mese di decine di miliardi di nuovi aiuti militari da parte degli Usa, l’esercito ucraino fatica a contenere le avanzate russe. «Attualmente l’Ucraina non è in grado di vincere sul campo», dice chiaro e tondo stamattina al Corriere il vicecapo dell’intelligence militare ucraina Vadym Skibitsky. La ragione dell’amara constatazione, già consegnata all’Economist giorni fa, sta nella «mancanza di munizioni, di uomini e di aviazione tattica. Anche con gli aiuti stanziati dal Congresso degli Stati Uniti, difficilmente possiamo raggiungere la parità con la Russa in termini di munizioni per l’artiglieria», spiega il generale. Anche perché tra il dire e il fare – tra l’impegno a inviare una partita di equipaggiamenti militari e il loro effettivo impiego – passano di regola mesi: «dai 119 ai 177 giorni», secondo i calcoli di Kiev. E nel frattempo l’esercito agli ordini di Putin sembra intenzionato a far valere la sua superiorità sul campo. Il timore principale al momento è quello della caduta di un’altra roccaforte ucraina nell’Est del Paese, Chasiv Yar, nel Donetsk. «È solo questione di tempo» prima che sia presa dai russi, ammette sconsolato Skibitsky, cosa che «è per noi motivo di preoccupazione, perché la sua perdita apre la strada alle ultime grandi città di Donetsk». Soluzione, quindi? Tenersi pronti a inviare truppe europee direttamente in Ucraina, come evoca ormai a giorni alterni Emmanuel Macron? «Non ci sono linee rosse, ma priorità – aggira la questione il generale ucraina – La priorità ora è la fornitura di proiettili per recuperare terreno sulle direttrici di Donetsk, Zaporizhzhia e Lugansk. La seconda sono gli F-16 per contrastare la superiorità aerea russa. La terza è che gli alleati lavorino in Ucraina per la formazione, le operazioni di ingegneria e di consulenza. Questo serve ora».
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