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Roberta Metsola: «L’Europa oggi è più forte grazie alla nostra unità davanti alle crisi» – L’intervista

08 Maggio 2024 - 05:58 Serena Danna
La presidente del Parlamento europeo commenta con Open le difficoltà del suo mandato ed elenca nuove sfide per la Ue

Roberta Metsola ha molti primati – la più giovane presidente del parlamento europeo, la prima originaria di Malta, la prima donna in venti anni – e una frase preferita. La rivolse Winston Churchill al primo ministro inglese, il conservatore Neville Chamberlain, dopo la Conferenza di Monaco del 1938, quella che consegnò la Cecoslovacchia alla Germania nazista: «Avete avuto la scelta tra la guerra e il disonore. Avete scelto il disonore e avrete la guerra». Metsola l’ha usata in discorsi importanti per suggerire, oggi come allora, che la diplomazia non va confusa con l’arrendevolezza perché, come dice a Open, «l’invasione dell’Ucraina ha cambiato tutto».

La difesa di Kiev è stata fin dall’inizio una priorità per la presidente del Parlamento europeo, che ha assunto l’incarico solo un mese prima dell’invasione di Mosca: «Il 18 gennaio 2022 – racconta – quando ho iniziato il mio mandato stavamo con fatica superando gli effetti della pandemia. Mai avrei immaginato che l’Europa stesse per affrontare una nuova guerra». Metsola, 45 anni, è stata la prima leader a raggiungere Kiev dopo l’attacco. In un’intervista al «New York Times» ha raccontato che durante quel lungo viaggio in treno ha ripensato ai chilometri percorsi sui binari d’Europa da ragazza, un rito di iniziazione per molti giovani della generazione Erasmus. Quel sogno oggi è in pericolo: «Non possiamo dare per scontata la nostra Europa democratica, né tantomeno la libertà e tutti i vantaggi che viviamo. Dobbiamo combattere tutti i giorni per la democrazia, per la pace e per l’Europa stessa». Anche per questo, avverte, le elezioni europee di giugno sono cruciali: «Per riuscire a difendere la democrazia tutti gli europei devono votare, e decidere in che direzione portare l’Europa nei prossimi cinque anni».

Come la presidente ama ricordare ai giovani a cui ha dedicato il suo primo mandato, «ogni voto conta». «Non lasciate – sottolinea – che siano gli altri a decidere per voi». E a chi ancora dubita del potere effettivo dell’Unione Europea, la presidente prova a rispondere con esempi concreti: «Il Parlamento europeo fa una grande differenza quando si tratta di elaborare politiche che hanno un effetto diretto sulla vita di tutti, incluse quelle che riguardano digitale, salute, migrazione, economia, clima e sicurezza. Sono convinta ancora oggi – dice – che l’Europa sia la garanzia migliore per il nostro presente e l’eredità migliore per le nuove generazioni». In questi due anni di guerra la fede di Metsola nell’Ucraina non ha mai vacillato: «Sono orgogliosa della straordinaria risposta dei cittadini europei alla crisi umanitaria provocata dall’aggressione della Russia. Ho visitato molti Paesi durante il mio mandato e ho visto molti esempi della solidarietà e dell’impegno dei cittadini europei, così come delle autorità e delle istituzioni nazionali, nei confronti del popolo ucraino». Un messaggio contro chi vuole alimentare divisioni e fake news: «Questa è la prova che i valori europei della solidarietà e della cooperazione funzionano e sono la base per rafforzare il nostro progetto comune europeo». 

Un mandato difficile

Metsola – un passato da avvocata e un percorso politico prima nel partito conservatore nazionalista maltese e poi nel Ppe – ha provato a tenere le redini europee salde in questi anni turbolenti. Un compito complicato fin dal principio – quando ha dovuto sostituire in corsa il giorno della sua morte l’amato David Sassoli e rispondere alle critiche di chi non voleva una pro-life al suo posto – fino allo scandalo di corruzione passato alla storia della Ue, più mediatica che politica, come Qatargate. Sono ancora fresche le immagini di quando, in virtù del suo ruolo, ha dovuto affiancare la polizia durante le perquisizioni nella sede di Strasburgo e nelle case degli europarlamentari accusati di aver ricevuto mazzette dal Qatar e dal Marocco. La storia che si ripete su scala più ampia, per una giovane politica che della lotta alla corruzione nei palazzi de La Valletta aveva fatto un pilastro della campagna elettorale maltese.

Alle istituzioni europee Metsola ha dedicato buona parte della sua vita da adulta: respinta per due volte alle urne, viene eletta europarlamentare la prima volta nel 2014. Otto anni dopo siede al posto più importante del Parlamento europeo. Oggi non fa fatica ad ammettere gli ostacoli: «Come Parlamento europeo, abbiamo ottenuto risultati senza precedenti nonostante circostanze molto difficili, ovvero la pandemia Covid-19 e la guerra in Ucraina». L’elenco per Metsola è lungo: «Abbiamo adottato con successo una legislazione di riferimento sugli appalti congiunti per i vaccini, sull’indipendenza energetica, sull’intelligenza artificiale, sulla transizione verde e digitale, e abbiamo trovato un accordo storico sul Patto per la migrazione e l’asilo. Ci siamo opposti con fermezza all’aggressione russa. Abbiamo anche deciso di avviare i negoziati di adesione con l’Ucraina e la Moldavia, il che sarà vantaggioso non solo per questi Paesi ma anche per l’intera Ue, poiché l’allargamento rimane il nostro strumento geopolitico più forte».

L’unità dell’Europa

Tuttavia il risultato più importante per la politica maltese è essere riusciti, finalmente, a fare fronte comune: «Abbiamo ottenuto tutto questo grazie alla nostra unità. Ma naturalmente non tutto è perfetto. Per questo dobbiamo continuare a lavorare per rendere la nostra unione migliore e più forte. Sempre con le persone al centro delle nostre decisioni». Il bilancio di Metsola, per cui tanti vedono un futuro tra Parlamento e Commissione nella prossima legislatura, è positivo: «Nonostante questo sia stato un mandato impegnativo, sono particolarmente orgogliosa del fatto che i cittadini e le istituzioni europee abbiano reagito con un’unità senza precedenti. È questa la nostra forza di oggi e la base per continuare ad affrontare le sfide che ci attendono».

Il nuovo potere dell’Europa per la presidente viene dalla crisi: «Oggi siamo chiaramente più forti grazie alla risposta unitaria che abbiamo dato ai grandi problemi della pandemia e della guerra in Ucraina. Tutte queste difficoltà ci hanno reso più resistenti e più preparati per il futuro». Attenzione però a confondere i risultati raggiunti per una vittoria. Metsola, madre di 4 figli e conosciuta per la sua capacità di mediatrice tra personalità e istanze molto diverse tra le istituzioni europee, vuole anche scuotere l’istituzione che rappresenta: «Non possiamo fermarci qui. Dobbiamo costantemente adattarci, mutare e riformare. Il mondo sta cambiando rapidamente e, in questo nuovo mondo, andare da soli non funzionerà».

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