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Joe Biden rompe il tabù sulle armi a Israele: «Se entrano a Rafah non gliele mando più» – Il video

09 Maggio 2024 - 08:54 Simone Disegni
La svolta del presidente Usa: «Le bombe che mandiamo hanno causato la morte di civili». Trump all'attacco: «Così si schiera con Hamas»

A sette mesi dall’inizio dell’ultima, devastante guerra tra Israele e Hamas – il 7 ottobre l’assalto islamista fece 1.200 vittime israeliane, l’offensiva militare dell’Idf a Gaza ha causato circa 35mila vittime palestinesi, tra cui alcune migliaia di miliziani di Hamas – Joe Biden dà l’altolà a Israele, con toni mai usati sin qui. «Se entrano a Rafah, non gli manderò più le armi di cui storicamente si servono per attaccare le città», ha scandito ieri sera alla Cnn il presidente Usa. Report sul possibile condizionamento dell’invio di armi americane a Israele circolavano ormai da settimane sulla stampa Usa, ma le indiscrezioni non erano mai state confermate ufficialmente dalla Casa Bianca. Fino a ieri, quando una fonte dell’amministrazione aveva confermato la prima breccia nel sostegno «inscalfibile» che pure lo stesso Biden ribadisce di assicurare allo Stato ebraico: gli Usa, era stato il primo segnale esplicito, hanno bloccato un carico di bombe destinate a Israele a causa delle mancate risposte del governo Netanyahu alle «preoccupazioni» di Washington sull’annunciata offensiva su Rafah. In serata, è stato lo stesso Biden a mettere infine la firma sul cambio di policy della Casa Bianca: se scatta l’attacco a Rafah – l’area nel sud della Striscia di Gaza dove sono stipati oltre 1 milione di civili palestinesi, molti dei quali rimasti senza una casa né accesso sicuro a acqua, cibo o cure – gli Usa non invieranno più a Israele quelle armi offensive usate per conquistare le città/roccaforti di Hamas nella Striscia. Si tratta essenzialmente delle bombe più devastanti, quelle da una tonnellata di peso della cui tipologia è il carico già bloccato la scorsa settimana. «Civili sono stati uccisi a Gaza come come conseguenza di queste bombe e di altri modi in cui loro (gli israeliani, ndr) attaccano centri popolosi», ha detto esplicitamente nell’intervista esclusiva alla Cnn.

La svolta che divide gli Usa

La minaccia di bloccare le spedizioni di parte dei rifornimenti bellici segna un punto di svolta nelle relazioni tra Usa e Israele, alleati storici ma divisi negli ultimi anni dalle distanze politiche tra l’amministrazione Biden e il governo più a destra della storia dello Stato ebraico guidato da Netanyahu. La rottura del tabù da parte del presidente Usa segna una vittoria per quella parte del mondo progressista americano – dentro e fuori dal Partito Democratico – che da mesi spingeva per questo tipo di condizionamenti all’alleato. La sinistra più radicale, sino alle frange più estreme che manifestano in queste settimane nei campus universitari del Paese, vorrebbero azioni ancor più incisive contro Israele, ma quella di Biden è giù una mossa inedita nella storia Usa. Dall’altra parte, a meno di sei mesi dal voto per le presidenziali Usa, l’iniziativa della Casa Bianca espone ora Biden agli attacchi di chi lo considera troppo tiepido nel sostegno a Israele contro i fondamentalisti che lo vogliono distruggere. Quasi immediata, in effetti, la reazione dei Repubblicani. Lo speaker della Camera e il leader del partito al Senato Mitch McConnell hanno inviato una lettera a Biden esperimento l’«allarme» per la sua decisione (la prima) di interrompere le spedizioni di armi e chiedendo di assicurare che le azioni del Dipartimento di Stato e del Pentagono seguano i dettami indicati dal Congresso. All’attacco corsaro anche Donald Trump, che accusa «il corrotto Joe Biden» di «mettersi dalla parte dei terroristi che hanno assassinato migliaia di civili innocenti, e stanno tuttora trattenendo ostaggi americani – così come ha preso le parti delle folle radicali impossessatisi dei campus dei nostri college, perché i donatori li finanziano». Che farebbe di diverso Trump, ci fosse lui al timone degli Usa? Mistero. «Ricordate: questa guerra in Israele, così come quella in Ucraina, non sarebbero mai cominciate se ci fossi stato io alla Casa Bianca. Ma molto presto torneremo e chiederemo ancora una volta LA PACE ATTRAVERSO LA FORZA», è il proclama del candidato Repubblicano sul suo social Truth.

La «delusione» di Israele

La minaccia pubblica di Biden sarà digerita a fatica in Israele. Il primo rappresentante del governo Netanyahu a reagire all’intervista alla Cnn è stato l’ambasciatore d’Israele all’Onu Gilad Erdan, che ha parlato di dichiarazioni «molto deludenti» che fanno il gioco, di fatto, di Hamas e non solo. «Ovviamente qualsiasi pressione su Israele è interpretata dai nostri nemici come qualcosa che dà loro speranza». Poi l’attacco diretto sul terreno della politica interna Usa: «Ci sono molti ebrei americani che hanno votato per questo presidente e per il Partito Democratico, e che ora esitano», ha detto Erdan alla radio israeliana Kan. Tanto breve quanto sferzante, poi, la reazione del ministro della Sicurezza nazionale e leader dell’ultradestra dei coloni Itamar Ben Gvir: «Hamas ama Biden», ha twittato, con un inequivocabile cuore tra le due entità associate. Netta, ma più composta, la reazione del ministro degli Esteri Israel Katz: «Israele continuerà a combattere Hamas sino alla sua distruzione. Non c’è guerra più giusta di questa».

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