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Ultra, il racconto del potere: i liberali di Renew, tra le ambizioni di Macron e la paura di non pesare abbastanza

09 Maggio 2024 - 09:05 Sara Menafra
Della coalizione che riunisce i partiti di ispirazione liberale fanno parte, in Italia, Italia Viva, Azione e +Europa. Il previsto crollo alle Europee avrà conseguenze su come si delineerà la prossima Commissione

Se in Italia di partiti centristi di ispirazione liberale ne esistono almeno tre (e litigano furiosamente, leggi gli scambi pre campagna elettorale tra Iv e Azione ma anche +Europa) la situazione non è più tranquilla a livello europeo. A Strasburgo, però, sono quasi tutti insieme nel gruppo Renew, coalizione nata nel luglio 2019. Ne fanno parte il Partito democratico europeo, fondato nel 2004 da una costola del Ppe (tra i fondatori c’era il leader della Margherita, Francesco Rutelli, e con un grande ruolo di Romano Prodi che ne divenne presidente); l’Alde, che è lo storico partito liberale europeo, fondato nel 1979; e Renaissance, il partito di Emmanuel Macron

Chi sono e come nascono

L’area liberale è stata negli anni espressione di una posizione che in Italia non ha mai avuto un peso eccessivo – pensiamo che all’inizio del partito liberale europeo facevano parte solo i Repubblicani – ma che esprime fortemente la tradizione di un pezzo importante dell’Europa, quella di Belgio e Olanda, attenti alla quadratura dei conti e alla centralità, per l’Unione, dell’economia di mercato. Soprattutto in Belgio, Olanda e Lussemburgo ha sempre avuto una buona affermazione elettorale, accresciuta dalla nascita, e dal successo di quella che cinque anni fa era En Marche ed oggi è Reinassance. Ora però, gli occhi sono puntati su questo partito che rischia di perdere molti consensi a livello europeo ed è tallonato, nel ruolo di “terzo” dai conservatori di Ecr. Non solo per come andranno le Europee ma perché proprio in questi mesi alcuni aderenti a Renew stanno perdendo il governo del loro paese. Sandro Gozi, ex sottosegretario italiano, inizialmente nel Pd di Matteo Renzi, eletto già nel 2019 con Macron e oggi presidente del Pde, oltre che candidato di punta del team di Renew Europe Now, dice che per il suo gruppo gli obiettivi della prossima legislatura vanno dal rafforzamento della difesa comune europea all’attuazione del Green Deal e, partita molto complessa, alla revisione dei trattati che oggi obbligano a prendere le decisioni più importanti all’unanimità. 

I paesi in cui governano

Il primo ministro estone Kaja Kallas. EPA/OLIVIER MATTHYS

Stando alla situazione attuale, Renew, può contare su un maggior peso nel Consiglio europeo rispetto, in particolare, ai Socialisti, visto che governa in un maggior numero di paesi. Sono governati da esponenti di Renew, infatti: 

  • La Francia, dove il presidente Emmanuel Macron è un esponente di peso di Renew e infatti Reinassance esprime anche la capogruppo, Valerie Hayer
  • La Slovenia, guidata da Robert Golob. Il suo partito Slovoboda! aderisce a Renew. Golob guida una coalizione con socialdemocratici e The Left.  
  • L’Estonia, la premier è Kaja Kallas, una delle figure più influenti di Renew, tanto che a lungo si è lavorato perché fosse lei la spitzenkandidat del gruppo  

Ci sono poi ben tre paesi che non hanno una chiara situazione politica e il cui governo liberale potrebbe non essere più in piedi il 9 giugno o nei mesi successivi. 

Il primo ministro facente funzioni Dimitar Glavchev (sinistra) e il dimissionario Nikolai Denkov al passaggio di consegne. EPA/VASSIL DONEV
  • La Bulgaria, che torna ad elezioni il 9 giugno. Il premier uscente, Nikolai Denkov, liberale si è dimesso a marzo dopo l’ennesimo scontro con i conservatori. Tutte le strade sono aperte, anche perché la Bulgaria esce da un periodo di grande instabilità politica che non accenna a placarsi.
  • Nei Paesi Bassi, Mark Rutte è premier ma si sa già che non sarà lui a guidare il paese. Il leader della formazione di estrema destra Pvv Geert Wilders, che ha vinto le elezioni, non ha una maggioranza che lo sostenga e sono ancora in corso trattative per capire se il paese tornerà ad elezioni oppure no. E’ possibile che Rutte sia premier il 9 giugno ma difficilmente in autunno, anche perché a novembre potrebbe diventare segretario generale della Nato.
  • Il governo belga di Alexander De Croo è pure prossimo al voto, nel weekend delle europee. Chiude quattro anni di coalizione “Vivaldi”, composta da socialisti, liberali, verdi e cristiano democratici. De Croo si ricandida.

Il ruolo di Renew per le prossime alleanze

Le tre anime che compongono Renew, hanno scelto di mantenere la propria diversità anche in occasione dell’appuntamento europeo. Come ha spiegato Sandro Gozi a Open, uno dei tre candidati insieme a Valerie Hayer e, a nome dell’Alde, di Strack Zimmermann, non è un passo indietro (rispetto alla progressione comune): «Abbiamo scelto di non prendere in giro gli elettori, visto che non c’è modo di eleggere direttamente il candidato presidente della commissione e che anzi i candidati dei due maggiori partiti, Von der Leyen e Schultz non sono nemmeno in lista nei loro rispettivi paesi, ci è sembrata una scelta più coerente». 

Il problema sondaggi

Se Renew in effetti non punta a scegliere il presidente della Commissione europea, un primo obiettivo sarà mantenere lo stesso numero di eletti o almeno di non scendere molto rispetto alle elezioni del 2019. Il poll of the polls di Politico dice che Renew perderà un consistente numero di eletti, passando dagli attuali 102 ad ottantuno parlamentari. Dopo i Verdi – che dovrebbero quasi dimezzare gli eletti –  sarebbero quelli che perderebbero di più, anche se, sempre Gozi, dice che tutto può ancora cambiare. Per gli equilibri attuali, il risultato decisivo riguarderà la Francia, in termini di peso, ma anche in termini concreti, di effettivi seggi eletti visto che ogni paese manda i propri rappresentanti in rapporto alla popolazione. 

Il peso di Macron e gli accordi a destra

Uno dei leader che hanno preso più seriamente la sfida di giugno è indubbiamente Emmanuel Macron. Che parla attivamente di elezioni e la scorsa settimana ha lanciato il segnale di cui adesso tutti discutono: «Se la Russia dovesse prevalere in Ucraina, non escludo la possibilità di mandare i nostri soldati», ha detto.

Il professore di Scienze politiche e osservatore della politica italiana e francese, Marc Lazar, ha spiegato al Gr1: «Il presidente Macron è in campagna elettorale e cerca di mettere in difficoltà la destra estrema che ha posizione abbastanza confusa sulla guerra. La Polonia è assolutamente d’accordo, altri paesi sono più reticenti a cominciare dalla Germania». C’è un problema di merito ovviamente, ma sotteso al discorso del presidente c’è anche la difficoltà a definire l’alleanza che sosterrà la prossima commissione europea. L’atteso crollo elettorale di Renew ha aperto la strada alla discussione sull’ingresso di nuovi soggetti, sebbene i voti di Ppe, S&D e Renew dovrebbero comunque essere maggioritari in parlamento. Macron è considerato il tessitore del dialogo ad esempio con Giorgia Meloni, anche se non con tutto Ecr (anche nel 2019 i polacchi votarono Von der Leyen in dissenso dal gruppo che allora il premier polacco Morawiecki presiedeva), anche in contrapposizione ad Id che in Francia ha maggior peso, vista la forte presenza di Marine Le Pen. L’8 maggio Renew ha aderito ad un documento assieme a S&D, Verdi e Sinistra, in cui si dichiara contrario in ogni caso ad accordi sia con Id sia con Ecr. Gozi indica la strada: «Non vogliamo fare un’alleanza strutturale con Ecr, non la faremo mai. Se poi loro vogliono sommare i loro voti  a quelli di un patto politico che secondo me deve vedere anche i verdi presenti, non possiamo impedirglielo» 

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