«Un danno d’immagine»: cosa rischia Serena Bortone per il post sulla “censura” della Rai a Scurati
Ad Antonio Scurati «non è stata vietata né la partecipazione né la lettura del monologo» a CheSarà di Serena Bortone. È stato invece lo scrittore a decidere di non prendere più parte alla trasmissione. Mentre il suo compenso era previsto «a titolo gratuito». Perché «interessato a un periodo di promozione di una graphic novel prenotabile dal 19 aprile e di una fiction tratta dalla sua opera». L’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio ieri ha spiegato perché sul caso Scurati a suo parere non c’è stata alcuna censura. E perché Viale Mazzini ha inviato una lettera di contestazione a Serena Bortone: è stato a causa del post pubblicato sui social «in violazione della normativa della policy aziendale: ci sono regole che devono essere rispettate da tutti i dipendenti».
La censura
Bortone è quindi sotto accusa per il post su Instagram in cui diceva che l’intervento di Scurati sul 25 aprile era stato «annullato dalla Rai». Per questo adesso Bortone rischia di pagare la «scorrettezza», interpretata come un «danno d’immagine» all’azienda. Si tratta della stessa tesi espressa nei giorni scorsi da Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano. Ovvero quella del «pasticcio» di Bortone. Dopo la trattativa che autorizzava il compenso di 1.500 euro per l’intervento, la redazione ha deciso di mandare alla Direzione Approfondimenti di Paolo Corsini e del suo vice Giovanni Alibrandi il monologo. Corsini e Alibrandi decidono di annullare il contratto per proporre a Scurati una partecipazione a titolo gratuito. Quando vedono che è stato registrato come tale, ne deducono che lo scrittore abbia accettato e danno l’ok al comunicato stampa.
Il pasticcio di Bortone
Ma Bortone non avverte Scurati del cambio di programma. In compenso fa sapere tutto ai capistruttura che però non rispondono subito. Quando si accorge del silenzio dell’azienda, pubblica il post. Secondo Viale Mazzini, sbagliando. Anche se il problema dei soldi per l’intervento di Scurati era stato sollevato proprio da Corsini e dalla premier Giorgia Meloni nel suo post di risposta. Ora Bortone nel procedimento disciplinare rischia una multa.
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