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Superbonus, anche Confindustria contro il governo sulla dilazione dei crediti: «La misura non sia retroattiva»

09 Maggio 2024 - 18:10 Ugo Milano
Dopo Ance e Abi, anche l'organizzazione rappresentante delle imprese boccia la mossa del ministro Giorgetti

A quattro anni dall’introduzione del Superbonus la misura voluta da Giuseppe Conte è ancora terreno di scontro politico. E non solo. Negli anni il provvedimento è stato cambiato, stravolto, ristretto, modificato. L’attuale esecutivo ha definito il superbonus un «mostro abnorme», responsabile dell’aumento del deficit al 7,4% rispetto al Pil che pesa come un macigno sulle casse dello Stato. Soprattutto, costringono l’attuale inquilino di via Venti Settembre Giancarlo Giorgetti a fare i conti con i crediti che privati e imprese ancora vantano nei confronti dello Stato, di cui non è chiara l’entità neanche al ministero. L’ultima, ma solo in ordine cronologica, svolta è arrivata ieri da Giorgetti, che ha annunciato l’obbligo, non la possibilità, di spalmare la restituzione dei crediti in 10 anni e non 4 o 5. Una mossa che, ha spiegato poi il Sottosegretario Freni, verrà applicata solo alle spese del 2024: retroattivo sì, ma solo dall’entrata in vigore fino all’1 gennaio 2024. «Lo ribadisco», ha detto Federico Freni, «la retroattività è limitata alle spese sostenute nell’esercizio fiscale vigente alla data di entrata in vigore della norma, e quindi a tutte le spese sostenute nell’esercizio del 2024». Ha poi aggiunto: «Quindi una spesa di gennaio è retroattiva, ma una sostenuta a dicembre 2023 non è eleggibile alla rateizzazione obbligatoria in 10 anni».

La retroattività a tutto il 2024

Un chiarimento che non ha messo a tacere le polemiche. I costruttori, per voce della presidente Ance Federica Brancaccio, sono sul piede di guerra. «È una questione di principio. Se un contratto in corso, già firmato, prevede la detrazione su quattro anni e non su dieci, dopo l’intervento del governo di sicuro scatteranno i contenziosi», ha detto all’HuffingtonPost. Posizione condivisa dall’Abi, l’associazione delle banche, alla quale si è aggiunta anche Confindustria che di fatto boccia il governo. «Comprendiamo bene le difficoltà del governo per impedire che la coda dei crediti da Superbonus metta a rischio il deficit programmatico di questo 2024, indicato dal Def approvato dal Parlamento», si legge nella nota del vicepresidente Maurizio Marchesini, t«uttavia, in nome della certezza del diritto non ne condividiamo l’eventuale irretroattività. Il governo può disporre lo spalma-crediti per decreto legge a vigenza immediata, ma allora lo si applichi solo per crediti maturati da spese sostenute successivamente a quella data». Marchesini sottolinea come la fiducia di privati e imprese passa anche dal rispetto dei contratti e delle norme che li regolano, perché «la certezza del diritto consente ragionate scelte d’investimento pluriennali».

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