Gli studenti nelle tende fuori dalle Università, si allarga la protesta pro Palestina da Milano a Napoli. La lettera al governo – Il video
Sulla scia delle proteste negli Stati Uniti e nel Regno Unito, anche in Italia sbarcano le tende degli studenti fuori dalle università per chiedere di fermare le collaborazioni con il mondo accademico israeliano. A dare il via alla mobilitazione, che finora ha visto la partecipazione di Milano, Bologna, Napoli, Padova, Palermo e Roma, è stato il gruppo Giovani Palestinesi. Alla Statale di Milano è stata appesa un’imponente bandiera della Palestina, attualmente sospesa al colonnato centrale dell’ateneo. Su una delle balconate è stato poi esposto uno striscione che dichiara: «Fermiamo il massacro del popolo palestinese». In una nota, i manifestanti annunciano: «La nostra volontà è chiara: fuori Israele dalla Statale di Milano. Scolasticidio è il nuovo termine che gli esperti hanno dovuto coniare per definire quello che sta avvenendo al sistema educativo di Gaza. Nel corso di questi mesi, sono stati uccisi più di 100 accademici, 4500 studenti, 250 insegnanti e più di 300 scuole sono state danneggiate o distrutte. Tutte le università della striscia di Gaza – proseguono – sono state rase al suolo. Ad oggi, Israele ha ucciso più di 50.000 persone e la sua furia genocida non accenna a placarsi».
La lettera al governo e ai rettori
Gli studenti e i Giovani Palestinesi hanno, inoltre, scritto una lettera indirizzata alla ministra dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini, alla presidente della Crui Giovanna Iannantuoni, alla coordinatrice della commissione Affari Internazionali Crui Tiziana Lippiello e a tutti i rettori e rettrici degli atenei italiani. «Chiediamo alle università italiane di denunciare l’aggressione militare israeliana sulla popolazione della Striscia di Gaza oltre a esprimere solidarietà alla popolazione palestinese fornendo assistenza con tutti i mezzi possibili per sostenere le comunità universitarie e tutte le persone colpite», scrivono gli studenti. «Vogliamo – continuano – la risoluzione immediata di tutti gli accordi universitari con atenei e aziende ubicate in Israele e il boicottaggio totale del sistema accademico israeliano, braccio forte dell’apparato di occupazione coloniale e base fondamentale di supporto al complesso politico-militare israeliano nei Territori Palestinesi Occupati». Nello specifico al governo chiedono «la risoluzione immediata dell’Accordo di Cooperazione nel campo della Ricerca e dello Sviluppo Industriale, Scientifico e Tecnologico tra il Governo italiano ed il Governo dello Stato di Israele del 2000, affinché si limiti al minimo la complicità del Governo italiano nei crimini di guerra e nei crimini contro l’umanità perpetrati da parte dello Stato di Israele contro i palestinesi». Infine, ritengono che il ministero dell’Università debba istituire un fondo per finanziare misure di sostegno per studenti, ricercatori e docenti palestinesi «affinché possano svolgere le proprie attività presso università, istituzioni per l’alta formazione artistica, musicale e coreutica ed enti di ricerca italiani».
La replica del rettore di Bologna
Dall’università di Bologna arriva la replica del rettore Giovanni Molari, il quale riferisce che i vertici dell’ateneo sono in costante dialogo con gli studenti pro Gaza. Tuttavia, non nasconde la sua amarezza per la gestione della protesta. «Dispiace constatare che ci siano gruppi di studenti che non hanno rispetto nemmeno per altri gruppi di studenteschi, rendendo difficoltose o costringendo a spostare manifestazioni autorizzate che si dovevano svolgere in piazza Scaravilli». Il riferimento è all’iniziativa «Campus by night», che era organizzata per ieri oggi e domani in piazza Scaravilli ma che per via degli accampamenti si svolgerà in piazza San Domenico. «Io credo che questo sia un limite che non possa essere superato perché tra l’altro era una manifestazione a beneficio di tutta la comunità studentesca, quindi è un forte rammarico e dispiacere che avvengano fatti come questi», conclude il rettore.
Foto e video di copertina: Giovani Palestinesi / Instagram
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