L’amarezza di don Patriciello dopo l’attacco di De Luca: «Il mio agire non piace alla Camorra, perché anche a lui? Deve chiedermi scusa»
Palazzo Chigi organizza un convegno sul premierato e invita don Maurizio Patriciello, il parroco che lotta contro la Camorra a Caivano, Napoli. Il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, la definisce un’operazione «propagandistica» e sbeffeggia il prete: «Pippo Baudo con la frangetta». Giorgia Meloni prende le difese di don Patriciello e sostiene che De Luca, «deridendolo», manda «un segnale spaventoso» alla criminalità organizzata. Il governatore, a sua volta, replica alla presidente del Consiglio: «Sono spaventato del suo spavento» e la invita a occuparsi di altre questioni, come i fondi di coesione. È la sintesi di quanto successo nelle ultime 24 ore, a cui si aggiunge l’intervista che don Patriciello rilascia al Corriere. «Cosa c’entro io con le questioni politiche? Ora De Luca deve chiedere scusa a me. Poi ci possiamo andare a prendere un caffé al Gambrinus», afferma il parroco. Che si lascia sfuggire un «ringraziamo Dio» a commento della solidarietà ricevuta dal governo, sostenendo invece di essere stato «pugnalat a tradimento» dal presidente campano.
Ciò che offende il sacerdote di Caivano è «l’inutilità» dell’offesa. «Non capisco il motivo per cui il mio presidente abbia ritenuto di colpirmi. Usando poi offese personali, sui capelli». E sdrammatizza: «Povero Pippo Baudo», a lui associato. Si dice preoccupato perché, adesso, «bulli e camorristi mi grideranno alle spalle: “Sta passando Pippo Baudo”». E come lui «è preoccupata la scorta e il vescovo». don Patriciello ricorda che vive sotto scorta da due anni, ovvero da quando «la Camorra ha messo una bomba davanti alla chiesa di Caivano». E aggiunge: «Che il mio agire non faccia piacere alla camorra lo capisco, ma che non piaccia a De Luca non lo capisco proprio». Il prete, poi, dà merito a Meloni di essere intervenuta sulla questione Caivano: «Da quando è venuta è cambiato tutto. Non avrei mai creduto che rispondesse al mio messaggio, il 25 agosto, e venisse al Parco Verde il 31 agosto. A memoria d’uomo non ricordo sia mai accaduto. Io mi sono rivolto a Renzi, a Conte, a tutti, non ho mai detto e offeso o criticato nessuno. Ma che qualcosa sia cambiato ora è sotto gli occhi di tutti».
Quando gli viene chiesto dalla cronista Simona Brandolini come mai è stato invitato a un convegno sul premierato, don Patriciello afferma: «A Montecitorio sono stato invitato dal commissario Ciciliano, siamo diventati amici. Un convegno di altissimo livello, tra i relatori c’era anche Violante che non è certo di destra, sui pro e i contro del premierato. Io non ho preso parte, io ho ascoltato da cittadino. Se partecipo a un convegno sui musulmani significa che sono diventato musulmano? Una caduta di stile del mio presidente a cui rinnovo la stima e sono pronto a stringergli la mano. Io sono un caposala di ospedale diventato sacerdote. Non temo nulla, ma le sue parole, ripeto, per me possono essere un pericolo: se il presidente irride il parroco di Parco Verde sta incoraggiando bulli e camorristi a fare lo stesso».