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Fabio Fazio e la Rai: «Sono incompatibile con la nuova narrazione»

11 Maggio 2024 - 07:43 Alba Romano
Fabio Fazio
Fabio Fazio
Il conduttore: la televisione bisogna saperla fare

Fabio Fazio si sente «incompatibile» con la nuova narrazione della Rai. Mentre su Nove respira aria di libertà: «Io la definirei aria di contemporaneità, valore per certi versi superiore. Per me coincidono i due termini, la libertà è la possibilità di essere contemporanei quindi di adeguarsi al momento, è il contrario di reprimersi». In un’intervista a Repubblica il conduttore di Che tempo che fa dice la sua sul caso Scurati: «Sono uno di quelli non compatibili con la nuova narrazione. Ricordo sempre che il mio contratto non fu rinnovato da chi c’era prima e da chi è arrivato. Da quanti anni si dice che la Rai deve trovare un’autonomia dalla politica? Da sempre. Invece è connessa, ed è sempre più complicato».

La televisione bisogna saperla fare

E aggiunge: «Al di là della politica, la televisione bisogna saperla fare. Non è una cosa semplice, è un lavoro d’ingegno e si rischia di fare errori. I limiti sono già oggettivi in ciascuno di noi, si figuri partendo con i paletti. A distruggere ci vuole un secondo». E sull’uso della sua immagine da parte di Atreju per pubblicizzare la candidatura di Giorgia Meloni sostiene: «È una cosa molto sgradevole, nel senso che quando si indica una persona fisica, un cittadino comune addirittura come avversario, come simbolo, ovviamente non è tranquillizzante. Del resto sono abituato, negli anni scorsi il ministro degli Interni (Matteo Salvini) nei telegiornali, nelle piazze, sui giornali, mi aveva pubblicamente ricordato più di 120 volte, quindi il modo è sempre lo stesso. Pazienza. I comportamenti di solito qualificano quelli che li mettono in atto».

L’intervista a Chiara Ferragni

Sulle critiche ricevute per l’intervista a Chiara Ferragni replica: «Non credo che si potesse fare diversamente. Mi interessava ancora capire come la più grande influencer, una domatrice dei social, abbia potuto commettere una leggerezza così grande. È l’aspetto che umanamente mi incuriosisce di più. Se ci sono profili di responsabilità non sono io a stabilirlo. Non ci si poteva aspettare che avrebbe fatto un’ammissione di colpa o un’autoassoluzione. E l’accanimento continuo mi sembra eccessivo». Riguardo Amadeus: «L’ho sentito all’indomani della comunicazione del suo passaggio e ci siamo detti: “Vediamoci a cena”. Tutto ciò che accende il Nove è benvenuto». Infine, dice che Discovery rispetto a Mediaset e Rai «sono imparagonabili. Mediaset e Rai sono realtà equivalenti che esistono, Nove è un altro mondo: come correre la Formula 1 con una utilitaria. Il nostro è un mondo pionieristico, artigianale, ed è un’altra corsa: c’è un grande futuro da costruire, è l’impresa più entusiasmante. Lo spettatore ha una consapevolezza diversa, non esiste più l’affezione a un canale, le linee editoriali si sono talmente annacquate da non essere riconoscibili».

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