Arresto Toti, spunta una nuova accusa per falso. Il capo di gabinetto non risponde al gip: «Pronto a dimettersi»

C’è poi un altro filone su cui la procura sta indagando: si ipotizzano i reati di abuso d’ufficio e traffico di influenze riguardo allo spostamento di alcuni depositi chimici

L’interrogatorio di garanzia di Matteo Cozzani, capo di gabinetto del presidente della Liguria Giovanni Toti, si è tenuto nella mattinata di oggi, 11 maggio. Difeso dall’avvocato Massimo Ceresa Gastaldo, è accusato di corruzione aggravata per aver agevolato la criminalità organizzata. Il legale ha spiegato che, durante il colloquio con il gip in cui ha fatto solo dichiarazioni spontanee, come riporta il Corriere, Cozzani «ha negato gli addebiti che gli vengono contestati, ma non è entrato nel merito vista la mole di atti da studiare» e, contemporaneamente, «ha mostrato massima disponibilità a chiarire in un secondo momento con i pubblici ministeri». Cozzani si è detto inoltre pronto a dimettersi non appena uscirà dai domiciliari, la cui revoca è stata chiesta al gip proprio perché «le esigenze cautelari non sono più sussistenti», visto che non tornerà a svolgere il ruolo di capo di gabinetto. Nelle stesso ore, dalle carte dell’inchiesta è emersa una nuova accusa per il presidente Toti: è indagato anche per falso, riporta l’Ansa. L’ipotesi di reato sarebbe relativa alla gestione delle discariche in provincia di Savona, vicenda che vede coinvolto per presunta corruzione anche Pietro Colucci, imprenditore campano che ha fatto fortuna nel settore dei rifiuti.


Nel 2021, la procura aveva già indagato Colucci per finanziamento illecito ai movimenti politici legati a Toti: dal 2016 a 2020, tramite le imprese dell’imprenditore, sarebbero arrivati al governatore finanziamenti per 195 mila euro. Gli inquirenti avrebbero raccolto indizi sulla corruzione da alcune telefonate intercettate. Nell’ordinanza, si legge: «le società riconducibili al gruppo Colucci avevano avuto come interlocutore istituzionale la Regione Liguria, competente al rilascio di autorizzazioni in materia di gestione delle discariche. Tutti i finanziamenti provenienti dalle società del gruppo riconducibile a Colucci e diretti al Comitato Change e al Comitato Giovanni Toti Liguria non erano stati deliberati dai rispettivi organi sociali e, in alcuni casi, non erano neppure stati inseriti in bilancio».


Intanto un nuovo filone di indagine è stato inserito sotto la lente degli investigatori. Si tratta ancora una volta del porto di Genova e, nello specifico, dello spostamento di alcuni depositi chimici delle società Superba e Carmagnani: il trasferimento era stato previsto dal quartiere di Genova-Multedo, nel ponente della città, all’area portuale di Calata Sanità, a Sampierderana. Gli inquirenti stanno cercando di stabilire se le decisioni su tali cambiamenti siano arrivate dopo eventuali pressioni ricevute dai componenti del Comitato tecnico regionale, che doveva dare il via libera decisivo. «La procura – rimarca l’Ansa – ipotizza i reati di abuso d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità e traffico d’influenze». Sul caso erano stati avanzati dubbi sia dai vigili del fuoco sia dall’agenzia ambientale regionale Arpal. La questione è sotto la lente del procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati, coordinatore del pool di magistrati che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione.

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