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La Rappresentante di Lista, Dario: «La mano della mafia sulle terre della mia infanzia. Resto a Palermo per sporcami le mani» – L’intervista

11 Maggio 2024 - 13:06 Gabriele Fazio
Dario Mangiaracina è tra i protagonisti di «A Nome Loro – Musiche e voci per le vittime di mafia», la lunga maratona musicale che si terrà il 25 maggio nel Parco Archeologico di Selinunte

Daniele Silvestri, Levante, Malika Ayane, Raiz, Paolo Fresu, Donatella Rettore, Arisa, Simona Molinari, Anna Castiglia, Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, sono questi alcuni dei nomi coinvolti per la seconda edizione di A Nome Loro – Musiche e voci per le vittime di mafia, la lunga maratona musicale che il 25 maggio nel Parco Archeologico di Selinunte, Comune di Castelvetrano, in provincia di Trapani, porrà l’attenzione attraverso il prorompente potere delle canzoni ribadirà con forza l’esigenza di tenere alta la guardia rispetto al fenomeno mafioso. Sul palco, a portare la loro testimonianza di impegno e di memoria,  saliranno inoltre attrici e attori come Dajana Roncione, Donatella Finocchiaro, Luigi Lo Cascio, Paolo Briguglia, Fabrizio Ferracane e I Sansoni. Nata lo scorso anno da un’idea della pianista jazz Sade Mangiaracina qualche settimana dopo la cattura del superlatitante Matteo Messina Denaro – che proprio in quel territorio è nato e per decenni ne ha asfissiato il tessuto politico, economico e sociale attraverso il suo dominio criminale – la prima edizione della manifestazione è stata organizzata nel febbraio 2023 in modo estemporaneo, sull’onda emotiva del successo riportato dalle forze dell’ordine. Sade Magiaracina è la cugina di Dario Mangiaracina, membro del duo La Rappresentante di Lista, che naturalmente parteciperà all’evento e che Open ha intervistato.

Cosa avete pensato quando Sade Mangiaracina, direttrice artistica del Festival, vi ha esposto per la prima volta l’anno scorso l’idea di un evento di questo tipo proprio in questo territorio?

«Ogni volta che andavo a trovare mia nonna a Castel Vetrano all’uscita dell’autostrada mi accorgevo di quanto fosse pesante e opprimente la mano appoggiata dalla mafia su quei territori. Saltava all’occhio immediatamente una cittadina siciliana come tante altre con la chiesa barocca al centro della piazza, la villa con la fontana, la banda del paese e tutto attorno il cemento, centri commerciali spuntati come funghi, per me tutt’ora espressione dell’oppressione di Messina Denaro in quei territori. Quando è stato arrestato e ho ricevuto da Sade la proposta di incominciare un percorso di riappropriazione, di rielaborazione e trasformazione di quei territori, ovviamente non potevo che essere d’accordo. L’idea dei presidi culturali da sempre fa parte del mio modo di pensare l’arte che attraverso le parole e il linguaggio può sicuramente cambiare la percezione delle cose, ma allo stesso tempo si deve sporcare le mani e stare nei luoghi. Io personalmente ho deciso di stare in Sicilia, a Palermo, una scelta in parte ovviamente legata alla mia biografia, ma non così immediata».

La prima edizione di A Nome Loro – Musiche e voci per le vittime di mafia è stata organizzata sulla scia dell’arresto di Mattia Messina Denaro, come percepite quell’evento abbia cambiato il territorio?

«Credo purtroppo che non si possa cambiare del tutto un territorio proponendo un evento, una serata o una serie di concerti. Però sicuramente contribuiscono a dare una prospettiva, dare la possibilità a chi vive in quei territori di visualizzare un’alternativa, una possibilità diversa di abitarli».

Tanti e importanti gli ospiti che hanno accettato di partecipare all’evento, qual è lo spirito con cui hanno accettato? E quanto il tema della lotta alla mafia lo percepite centrale per gli artisti non siciliani?

«La nostra generazione ha vissuto in maniera importante le stragi di mafia degli anni ’90, quindi molti nostri colleghi si sono mostrati attenti all’episodio, nonostante tutt’ora la mafia venga ancora considera da molti una questione prettamente locale e non una piaga che riguarda per intero il nostro paese».

Sappiamo che La Rappresentante di Lista è un progetto che è nato in Sicilia, che rapporto conservate con questa terra oggi che il vostro respiro è più nazionale?

«La Rappresentante di Lista è nata in Sicilia e da sempre abbiamo provato a raccontarne un aspetto che in qualche modo è in contrasto con l’abbruttimento mafioso, un aspetto che riguarda la pluralità, la produzione musicale e il fatto di aver investito su questo territorio, un progetto che si focalizza su un nuovo linguaggio, un nuovo lessico che esclude la violenza in tutti i suoi termini. Quindi in qualche modo la Rappresentante di Lista prova a raccontare un’alternativa. Come dicevo prima la musica può stare nei territori, è bello che possa essere diffusa attraverso canali come le piattaforme digitali, possa diffondersi in tutto il mondo, è bellissimo che la musica italiana possa volare in vetta alle classifiche mondiali, ma parallelamente è fondamentale che gli artisti abbiano cura dei loro territori. Questa è una cosa che abbiamo sempre cercato di portare a termine, con dei progetti specifici che portiamo a Palermo, così come altri che riguardano la Toscana, la terra che Veronica sente casa».

Secondo voi una canzone oggi può ancora deviare il pensiero di chi la ascolta?

«Non credo che la musica possa dare una spinta diretta al cambiamento, ma sicuramente proporre prospettive e alternative. Penso che una canzone possa indirizzare più che deviare, ed essere parte di un’educazione sentimentale. L’arte e la musica da sempre permettono di visualizzare i pensieri, trasformano una paura in un canto, un grido in un inno e questo è, secondo me, il modo che la musica ha di trasformare la società».

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