Batterie estraibili al posto delle colonnine di ricarica: per gli scooter sono già realtà, per le auto elettriche non ancora
E se le colonnine di ricarica non fossero l’unica soluzione per rifornire le auto elettriche? C’è un’altra opzione che per i motorini è diventata ormai quasi una prassi e che presto potrebbe interessare anche i veicoli elettrici più grandi, come appunto le automobili o i van. Si tratta delle batterie estraibili, che è possibile rimuovere dal veicolo e sostituire in una apposita stazione. In inglese questa soluzione si chiama battery-swap ed è molto diffusa in Cina. Il meccanismo è piuttosto semplice: anziché avere colonnine di ricarica per le batterie quasi esauste, è possibile sostituire il pacco batteria del proprio veicolo con un altro pacco batterie già carico. Una soluzione che permette di tagliare drasticamente i tempi di attesa alle colonnine.
Le batterie estraibili per scooter
Questo sistema viene impiegato oggi soprattutto per la micromobilità urbana, in particolare per scooter e motorini elettrici. Una delle realtà più all’avanguardia in questo settore è Gogoro, un’azienda taiwanese fondata nel 2011 che ha sviluppato una piattaforma per la sostituzione di batterie per veicoli elettrici. Oggi Gogoro opera in diversi Paesi asiatici e conta quasi 2mila stazioni, ribattezzate GoStation, in cui è possibile depositare il pacco batterie esausto e sostituirlo con uno già carico. Il modello di business che segue Gogoro, ma anche altre aziende simili come Kymco, è quello del Battery as a Service. In poche parole, gli utenti possono pagare un abbonamento mensile in cambio dell’accesso a una vasta rete di stazioni per cambiare le batterie. Una pratica che richiede al conducente solo pochi secondi. Anche in Italia c’è chi è pronto a scommettere sul battery swapping. È il caso della startup Scuter, che punta a inaugurare un nuovo servizio di sharing e ha da poco messo in produzione un motociclo stradale con batterie estraibili.
I primi esperimenti con le auto negli Usa
Tra le imprese del settore che offrono stazioni di scambio delle batterie per le auto elettriche c’è la californiana Ample, che per il momento si sta concentrando su taxi e flotte commerciali. Le stazioni per lo scambio delle batterie di Ample assomigliano a un box, grande all’incirca quanto due parcheggi per automobili, e possono essere installate in aree pubbliche in appena tre giorni. La sostituzione completa del pacco batterie, spiega l’azienda sul suo sito, avviene in cinque-dieci minuti. Le prime stazioni sono state aperte a San Francisco, salvo poi diffondersi anche a Chicago, Los Angeles e New York, dove è nata la prima flotta di veicoli elettrici di taxi gialli. Nel 2023, la startup californiana ha anche firmato un accordo con Stellantis per avviare un programma-pilota a Madrid. A partire da quest’anno, una flotta di cento 500 elettriche del servizio di car sharing Free2Move potranno accedere alle stazioni di scambio delle batterie installate nella capitale spagnola.
Il precedente (fallito) di Tesla
Ad oggi i lunghi tempi di ricarica e la cosiddetta «ansia da autonomia» sono due degli ostacoli che contribuiscono a frenare la crescita delle vendite di auto elettriche. La diffusione di stazioni per lo scambio delle batterie permetterebbe di ridurre i tempi di attesa alle colonnine, ma il successo di questa soluzione è tutt’altro che scontato strada. A dirla tutta, infatti, le aziende menzionate finora non sono le prime ad aver avuto l’idea di puntare sul battery swapping. A muovere i primi passi nel settore è stata Better Place, una startup israeliana fondata nel 2007. Sulla scia di una prima ondata di entusiasmo, l’azienda ha raccolto 900 milioni di dollari in finanziamenti. L’avventura imprenditoriale, però, ha avuto vita breve. Nel 2013, Better Place ha dichiarato fallimento, con la rivista americana Fast Company che ha descritto la sua parabola come «l’avvio tecnologico più spettacolarmente fallito del 21° secolo».
Quando Better Place ha chiuso i battenti, Elon Musk ha provato a raccogliere il testimone. Nel 2013, Tesla ha presentato infatti una tecnologia per la sostituzione della batteria in appena 90 secondi. Il colosso americano dei veicoli elettrici ha invitato circa 200 proprietari di Tesla a usare la stazione di scambio batterie in California. Il risultato? «Solo un totale di quattro o cinque persone volevano usarla. E lo hanno fatto tutte una volta sola», ha ammesso Musk pochi mesi più tardi in un discorso rivolto agli azionisti. Anche in questo caso, insomma, l’idea non è riuscita a decollare, costringendo Tesla ad abbandonare definitivamente il progetto per puntare su altre soluzioni.
Lo standard che ancora non c’è
Rispetto al 2013, il mercato delle auto elettriche può contare su un giro di affari decisamente più interessante. Ed è proprio sulla scia di questo rinnovato entusiasmo che le stazioni per lo scambio di batterie potrebbero tornare in auge. C’è solo un problema: la maggior parte dei veicoli elettrici utilizza formati e dimensioni di batterie molto diversi tra loro. E senza una standardizzazione è difficile che la pratica del battery swapping possa davvero prendere piede. È per questo che già nel 2021 la Cina ha approvato il primo standard nazionale e le prime linee guida di sicurezza per le batterie intercambiabili. L’obiettivo è proprio incoraggiare i produttori a convergere su alcuni modelli di batteria, così che sempre più auto elettriche possano accedere alle stazioni, come già avviene per gli scooter.
Batterie ricaricabili a casa
In attesa di capire se le stazioni per lo scambio delle batterie possono davvero diventare una soluzione su larga scala, c’è chi sta mettendo a punto modelli di motorini o minicar elettriche con batterie estraibili e ricaricabili comodamente a casa. È il caso dell’italianissimo scooter Piaggio 1 oppure della spagnola Silence, che offre diversi modelli di veicoli elettrici, tutti di piccole dimensioni. La minicar Silence 04, per esempio, ha due batterie agli ioni di litio da 5,6 kWh e 41 chilogrammi. Il pacco batterie può essere estratto dal veicolo, trasportato come un trolley e ricaricato completamente in sette ore.
In copertina: Una stazione per il ricambio delle batterie a Taipei, Taiwan, nel 2015 (EPA/David Chang)
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