Eurovision 2024, Nemo pigliatutto: dal carisma di Angelina Mango all’Armenia in stile Dargen, il meglio e il peggio della finale
Il vincitore dell’Eurovision Song Contest 2024, come ampiamente previsto dai bookmaker, è Nemo, in gara per la Svizzera con la sua The Code. Una valanga di “dodici” da record è piovuta addosso a questo brano da parte delle giurie di qualità dei paesi votanti, nemmeno uno invece per la nostra Angelina Mango, che chiude la competizione al settimo posto ma con la soddisfazione di aver portato a casa un ottimo e meritatissimo consenso. Questa che si è appena conclusa è sicuramente una delle edizioni più discusse della storia dell’Eurovision Song Contest, il concorso canoro che più di tutti ha goduto della globalizzazione del mercato musicale. È indiscutibile infatti che fino a pochi anni fa si trattava di una manifestazione del tutto ignorata dal largo pubblico. Ora, specie tramite i social, si segue in bilico tra un nazionalismo sfrenato e la trama di una serie tv. Una serie che quest’anno si è tinta di giallo tra le tensioni politiche in Medio Oriente che si sono tradotte in una marea di fischi per Israele e l’errore della Rai che ha comunicato i risultati delle votazioni alla fine della seconda semifinale, svelando al resto dell’Europa le nostre preferenze, mossa che non sapremo mai quanto ha influito sulle votazioni da parte delle altre giurie di qualità, facendo tra l’altro rischiare alla nostra Angelina Mango una clamorosa espulsione. Squalifica arrivata invece per l’olandese Joost Klein, denunciato da «un membro femminile del team di produzione dopo un incidente avvenuto in seguito alla sua esibizione nella semifinale di giovedì sera». Apre la serata finale della 68esima edizione la principessa Vittoria di Svezia con un videomessaggio. Ma con un impatto mediatico pari a zero, non essendo protagonista di alcuna serie tv. Alla fine delle esibizioni invece toccante il momento dello show con gli ologrammi degli ABBA, che pur assenti hanno regalato comunque l’esibizione più vitale della serata.
Apre la Svezia, ancora fischi per Israele
Aprono questa specie di capodanno internazionale i gemelli Markus & Martinus, in gara per il paese ospitante con Unforgettable. Puro pop fine anni Ottanta, pensavamo di essercene liberati e invece rieccoci qui a tu per tu con i nostri fantasmi. Grazie mille, voto 5. L’Ucraina porta di sicuro una delle migliori proposte musicali di questa edizione, Teresa & Maria, cantata da Alyona Alyona & Jerry Heil è un brano cupo e significativo, arrangiato in maniera moderna ma senza inutili eccessi, voto 7. La canzone inviata dalla Germania si intitola Always on the Run, è cantata da Isaak e indaga in che modo possiamo scappare dai nostri problemi, quesito complesso ma cambiare canale durante la sua esibizione potrebbe aiutare. Voto 4,5. Un pezzo di Italia in gara con il Lussemburgo dato che Fighter, il pezzo cantato da Tali, è scritto e prodotto anche dal nostro Dario Faini, in arte Dardust, che ha messo lo zampino anche ne La noia della nostra Angelina Mango: diventa così il primo autore a mettere la sua firma su due brani dell’Eurovision. Sono soddisfazioni. La canzone presenta accenni orientali dentro un calderone di pop middle europeo, voto 5,5. La ballad di Eden Golan, Hurricane, in gara per Israele, è innegabilmente di ottimo livello e lei la canta imperturbabile con struggente intensità, anche dinanzi ad un muro di fischi. Questo perché la musica unisce, lo hanno ripetuto in ogni lingua possibile in questi giorni. Eh vabbè. Voto: 7,5.
I mitici 5MIINUST x Puuluup e il testo equivoco degli spagnoli
Il brano portato in gara dalla Lituania, Hollow, cantato da Dons, vincitore di X Factorius – ovvero la versione lituana di X Factor – è una cafonata psichedelica che al confronto Tony Tammaro è Tom Waits. Voto: 3. Grandi polemiche attorno al testo di Zorra, hit spagnola della coppia di marito e moglie Nebulosa. Immaginatevi i Jalisse ma biondi e che ce l’hanno fatta. Pare che «Zorra» nello slang spagnolo non sia esattamente una lusinga e i Nebulosa ci giocano su, okay. Ma la cosa che stupisce più che altro è che nessuno ha alzato polemiche per quanto è orrenda la canzone, che attinge a piene mani dal repertorio di Cristina D’Avena. E come osano? Voto: 4,5. Dipendesse da noi, ai 5MIINUST x Puuluup per la loro (nendest) narkootikumidest ei tea me (küll) midagi, brano che tira forte in cassa dritta, altro che l’Eurovision: gli consegneremmo l’Oscar, il Nobel per la pace, tre Telegatti, quindici Tapiri d’oro e pure la Coppa Italia, per cui voto 8 all’Estonia. Protagonista della prima semifinale di quest’anno è stata certamente Bambie Thug, i riferimenti alle arti oscure non sono piaciuti questo granché e hanno fatto assai discutere, ma dopo quello che abbiamo visto a X Factor negli ultimi anni in tutta onestà la sua esibizione risulta come acqua fresca. E tra l’altro questa Doomsday Blue non è la cosa peggiore del mondo. In un club dopo svariate birre ci risulterebbe perfino gustosa, non stupisce che abbia chiuso così in alto in classifica, quindi voto 7. Passa totalmente inosservata l’esibizione di Sylvester Belt, in gara per la Lituania. La sua Luktelk è una roba melensa che non sfonda lo schermo: voto 4.
Ottima Angelina Mango, pop innocuo quello di Alexander
La gara prosegue con la Grecia che sceglie di partecipare quest’anno con Marina Satti e la sua Zari, esibizione in puro stile TikTok con un ritornello arabeggiante e un look molto bubble-gum, una cosa ruffiana e insopportabile, voto 5. Da museo delle illusioni l’esibizione di Olly Alexander, in gara per il Regno Unito con la sua Dizzy, cantata in una stanza che sembra ribaltarsi, interessante ma in realtà niente che non abbiamo già visto dopo qualche gin tonic. La canzone in sé sembra una di quelle con cui il membro di una boy band di successo decide di esordire da solo, convinto di spaccare il mondo, e invece non lo rivedremo mai più. Voto 5,5. Il rock norvegese dei Gåte è talmente triste che questa Ulveham è vietata agli under 14, voto: 4. Tocca finalmente alla nostra Angelina Mango e, senza alcun nazionalismo, ci sembra nettamente la migliore. Fila tutto liscio, la canzone funziona e lei fa bella mostra di un carisma semplice e diretto. La noia che non annoia, voto: 8. Passa senza lasciare traccia la Serbia con Teya Dora, della sua Remonda resterà solo un ricordo annebbiato, una di quelle cose che non sai con esattezza se siano davvero successe o meno. Voto: 4,5.
Ottima l’Armenia, bravo Nemo, una forza Windows95Man
Finalmente il momento della Finlandia, Windows95Man con No Rules!, l’esibizione è geniale e sembra uscita dalla mente di Wes Anderson, improvvisamente sembra che succeda qualcosa in questo circo, voto: 7. Iolanda, in gara per il Portogallo, è detta la Cristiano Ronaldo della musica portoghese, da sua zia probabilmente, perché questa Grito è una noia mortale. Voto 4,5. Ed eccoci in Armenia con Ladaniva e la sua Jako, canzone che in pratica dice «Fregatene e balla», la versione armena di Dove si balla di Dargen D’amico in pratica. Super divertente, autentica, senza fastidiosi e ammiccanti inglesismi pop, che bellezza, voto: 8. Viaggiamo in zona pop anni 2000 con Cipro e Silia Kapsis, l’australiana che hanno scelto per farsi rappresentare. Canta Liar, forti tinte internazionali, grande cazzimma ma zero cuore, voto: 6. L’operetta pop, ai limiti del musical, della Svizzera con Nemo e la sua The Code, poi effettivamente ha fatto breccia. Il brano è complesso ma coinvolgente e lui lo interpreta con grande trasporto, voto: 8.
Gasa Baby Lasagna, struggente Slimane
Innocua anche l’esibizione della Slovenia, Raiven con Veronika non convince, anzi, ci fa proprio abbassare il volume al grido di «Ohhh, calma! Piano!», voto: 4. Baby Lasagna, che sembra l’ordinazione di un americano in un ristorante per turisti a piazza Navona, alla vigilia era considerato uno dei favoriti per la vittoria finale. Effettivamente questa Rim Tim Tagi Dim in gara per la Croazia è un totale no sense musicale che però prende, gasa, esiste, soprattutto ci sveglia e fa esplodere anche la Malmö Arena. Voto: 7. La georgiana Nutsa Buzaladze si inserisce nella lista di quei concorrenti che ricordano un pò quando andiamo all’estero e, così, per divertirci un pò, accendiamo la tv locale in hotel e ridiamo degli show. Non servono pompieri per spegnere questa Firefighter, perché non si accende mai, voto: 4. La Francia schiera Slimane con Mon amour, una sorta di versione pop di Ne me quitte pas con un’esplosione finale alla Celin Dion che ci distrugge l’anima ma che piace assai in sala. Latte alle ginocchia e sentimentalismo estremo, voto: 6,5. Microfono che passa poi in mano all’Austria, che con Kaleen fa scatenare il pubblico in sala cantando We Will Rave, un inno al senso di libertà che si prova ai rave che non convince: voto 4,5.
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