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Affermazione di genere delle persone trans: cosa emerge dalle audizioni degli esperti in corso alla Camera

12 Maggio 2024 - 08:03 Ygnazia Cigna
Sono in corso i lavori della commissione Affari sociali della Camera per la definizione di linee guida ministeriali sui percorsi di affermazione di genere delle persone transgender: le posizioni dei vari esperti

Sono in corso i lavori della commissione Affari sociali della Camera per la definizione di linee guida ministeriali sui percorsi di affermazione di genere delle persone transgender, con particolare attenzione ai trattamenti medici sui minori. Vi sono alcune risoluzioni in discussione per indirizzare il governo sul tema. La principale è quella presentata lo scorso febbraio dall’esponente di Europa Verde Luana Zanella. Da allora, la commissione sta convocando esperti del settore per audizioni alla Camera al fine di esprimere la propria competente opinione in materia. Questa iniziativa è stata sollecitata dalle polemiche e dalle controversie emerse dopo il caso di Marco, il ragazzo transgender che ha scoperto di essere al quinto mese di gravidanza mentre si preparava all’isterectomia (asportazione dell’utero), e dalle ispezioni del governo al Centro per l’incongruenza di Genere Careggi (Firenze).

La risoluzione

La risoluzione Zanella sollecita il governo a elaborare tempestivamente delle linee guida sulla gestione dell’incongruenza di genere, coinvolgendo un’équipe multiprofessionale e multidisciplinare, e a prevedere aggiornamenti periodici su queste indicazioni. Attualmente in Italia, come in gran parte dei Paesi europei, non esistono linee guida nazionali in tema di incongruenza/disforia di genere, ma ci si basa principalmente sul cosiddetto «modello affermativo» previsto nelle linee guida internazionali, ovvero quelle dell’Endocrine Society (Es) e del World Professional Association for Transgender Health (Wpath), oltre alle indicazioni dell’Aifa in materia di farmaci.

Il modello affermativo: cosa prevede

Di fatto, il modello affermativo si basa su una visione positiva dell’identità di genere e non patologizzante. Questo approccio prevede l’avvio di un percorso che consente di vedersi riconosciuta, legalmente e medicalmente, l’identità di genere con cui ci si identifica, sebbene tale percorso si rivela in gran parte dei casi lungo e tortuoso. Questo perché non si tratta di una gestione completamente autonoma dettata solo dalle richieste delle persona trans, ma implica il supporto e il monitoraggio costante da parte di un’equipe multidisciplinare di operatori sanitari, in particolar modo se si tratta di minori. Ed è soprattutto sui percorsi di questi ultimi che si sono incentrate le controversie politiche di questi mesi. Al momento, sotto controllo medico e con il consenso di entrambi i genitori (o tutori), possono essere prescritti farmaci bloccanti della pubertà agli adolescenti trans. Un terapia che ferma i cambiamenti legati alla pubertà e mira a mitigare il disagio derivante dall’esperienza di un corpo che cambia in una direzione non desiderata, come lo sviluppo del seno o della barba. La triptorelina è attualmente il farmaco più utilizzato a questo scopo. Durante le audizioni alla Camera sull’argomento, sono stati ascoltati diversi esperti. Sebbene tutti sembrino concordare sull’importanza di definire delle linee guida nazionali, le opinioni sui contenuti sono molto diverse tra loro.

Gravidanze negli uomini trans

Rosario Pivonello, endocrinologo e presidente della Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità, concorda sull’opportunità di creare un tavolo tecnico multidisciplinare finalizzato all’ideazione di linee guida nazionali. Sul fronte dei contenuti, propone di definire un registro per monitorare il benessere e la salute delle persone che effettuano terapia per l’affermazione di genere, «considerando la scarsità di dati a lungo termine sull’efficacia e gli effetti collaterali». Fondamentale, a suo avviso, è poi l’introduzione di un counseling sulla contraccezione per prevenire gravidanze indesiderate, specialmente considerando la possibilità di concepimento durante la terapia con testosterone, su cui «vi è una mancanza significativa di studi». Anche alla luce del fatto che «tra gli uomini trans circa il 15-30% considera il testosterone, in modo assolutamente privo di qualsiasi solida dimostrazione scientifica, un efficace metodo contraccettivo». Inoltre, aggiunge il dottore, «non ci sono dati sull’effetto della terapia con testosterone durante la gravidanza per gli uomini trans che desiderano sperimentare l’esperienza della gravidanza, per cui al momento se ne consiglia la sospensione prima, sebbene i tempi e le modalità di sospensione non siano ancora definiti, e ci si basa sul possibile grado di disagio che può derivare dall’interruzione della terapia».

Adolescenti e farmaci bloccanti la pubertà

Quanto alle terapie bloccanti della pubertà nei minori, l’endocrinologo Pivonello ci tiene a sottolineare che «si tratta di un processo di totale reversibilità alla condizione iniziale. E concedono tempo per esplorare e chiarire l’identità di genere evitando l’instaurarsi di manifestazioni cliniche irreversibili del genere non desiderato». Consentono poi, prosegue, «l’avvio di uno sviluppo puberale secondo il genere desiderato, la riduzione della necessità di alcuni interventi chirurgici in età successive e, non da ultimo, la riduzione del disagio psicofisico associato all’incongruenza di genere e allo stigma». Più scettica, invece, Maura Massimino, oncologa pediatra dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, la quale ricorda che la triptorelina viene impiegata anche nella cura di diversi tumori come fibromi uterini, tumori della prostata o della mammella, endometriosi. La dottoressa sostiene che «non esiste un bloccare la pubertà che non blocchi anche elementi di esperienza, intellettivi ed emotivi, che portano alla crescita da bambino ad adulto».

Pertanto, continua Massimino, «bloccare gli ormoni significa non solo rimandare, ma anche perdere dei passaggi importanti che fanno parte del vissuto insieme ai pari che progrediscono nel loro fisiologico sviluppo ormonale: cambiamento dell’aspetto, ma anche dei desideri e delle prospettive sul presente e sul futuro». E aggiunge: «Non è pensabile un’interruzione e una riaccensione di questo delicato e complesso processo con l’automatismo di cui si parla ora con conoscenze molto sommarie». Nello specifico sui pazienti trans, ritiene che «non è riportata in maniera soddisfacente la reversibilità degli effetti collaterali». Citando «lavori internazionali disponibili», riporta alcuni degli effetti collaterali possibili: «Difficoltà nell’apprendimento della matematica e delle scienze esatte, riduzione del tenore osseo anche 24 mesi dopo la sospensione del farmaco, ansia e depressione come prima del trattamento, maggiore massa grassa, riduzione della crescita, riduzione del quoziente intellettivo, dislipidemia. Tutto questo a bambini prima sani». Per questi motivi, l’oncologa crede che «il trattamento con triptorelina, così come si fa in campo oncologico, debba essere prescritto sotto stretta osservazione e solo quando ne esistano indicazioni considerate indispensabili e continuative».

Diversa ancora la posizione dell’avvocata Roberta Parigiani, nonché responsabile del settore giuridico/sportello legale del Movimento Identità Trans di Bologna, secondo cui «per quanto sia effettivamente vero che l’uso dei bloccanti possa essere una questione “assai delicata”, sia l’AIFA che il Comitato Nazionale per la Bioetica hanno adottato precauzioni mediche, scientifiche ed etiche adeguate e hanno acconsentito al loro utilizzo». E aggiunge: «L’utilizzo dei bloccanti è disposto attraverso un protocollo interno disciplinato dall’Aifa, sciogliendo dunque ogni ragionevole dubbio sull’appropriatezza e correttezza (medica, scientifica e bioetica) di tale prassi». L’avvocata ricorda, infine, che «la decisione di questi enti non sembra essere influenzata dalle pratiche mediche adottate all’estero. Di conseguenza, così come inizialmente non hanno avuto peso, non è appropriato basare decisioni attuali sulle pratiche di “Alcuni Paesi del Nord Europa”». Il riferimento è al fatto che alla radice della controversia viene richiamato spesso il recente passo indietro del Regno Unito, che ha vietato agli adolescenti trans l’accesso ai farmaci bloccanti della pubertà relegandolo alla sola somministrazione per ricerca clinica sperimentale.

La (mancata) prevenzione sui tumori

Altro aspetto su cui si focalizza il presidente della Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità è la necessità che il Servizio Sanitario Nazionale introduca specifiche prestazioni per le persone trans che hanno rettificato i propri documenti. «Oggi – racconta nella sua audizione – le persone trans che fanno la rettifica con cambio del sesso e del codice fiscale, non possono sottoporsi agli screening sovvenzionati dal Ssn previsti per il loro sesso biologico, come la valutazione del PSA (esame per per la diagnosi precoce del tumore della prostata, ndr), l’ecografica prostatica o pelvica e il PAP test per lo screening del carcinoma della cervice uterina». Si tratta di un aspetto su cui pone particolare attenzione nella sua audizione alla Camera anche Marina Pierdominici, ricercatrice del Centro di Riferimento per la Medicina di Genere dell’ISS, che sottolinea: «Le persone trans che hanno completato la rettifica anagrafica non ricevono le lettere di invito per gli screening di prevenzione, che periodicamente vengono inviate alla popolazione cisgender». La ricercatrice ci tiene, inoltre, a mettere in evidenza la «necessità di una specifica formazione del personale sanitario perché la salute delle persone trans è scarsamente affrontata nei percorsi accademici delle facoltà sanitarie».

In questi giorni, non sono di certo mancati gli scontri politici sulla questione. Il gruppo del Pd ha deciso di abbandonare i lavori della commissione prima che iniziasse l’audizione dell’associazione Pro Vita & Famiglia. «La disforia di genere è un tema vero e serio, che va affrontato nella sua complessità e delicatezza in modo scientifico, senza preconcetti o chiusure ideologiche. Abbiamo abbandonato i lavori per rispetto istituzionale», hanno dichiarato i dem in una nota. Intanto, i lavori in commissione proseguono con nuove audizioni e posizioni, nell’ottica che – terminato l’iter – si arrivi a stilare delle indicazioni univoche e condivise a tutela delle persone trans coinvolte.

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