La segretaria condannata per aver rubato 800mila euro all’azienda: «Così in 13 anni si è comprata casa e auto»
Si è comprata una casa, poi un’automobile per suo marito e ha anche pagato l’università a sua figlia. Il tutto pagato attraverso le somme che, in 13 anni di attività, ha sottratto alla società presso la quale lavorava: 800 mila euro spariti dalle casse dell’azienda. Repubblica racconta la storia di quella che sembrava «la segretaria perfetta: grande esperienza, sicura affidabilità». Per conto del suo capo, amministratore e socio unico, firmava deleghe, staccava e incassava assegni e, in generale, teneva i conti. Ed è forse proprio per la peculiarità della sua mansione – di fatto una plenipotenziaria – che Marina V., 53 anni, è riuscita a ingrossare il suo conto corrente con una cifra monstre, accumulata poco alla volta. Il tribunale di Milano ha condannato la segretaria, in primo grado, a due anni di reclusione per «furto aggravato dal rapporto di fiducia». A suo carico, anche l’alterazione di documentazione bancaria e altri atti, cosa che le ha consentito di dirottare sul suo conto le somme che non le spettavano.
Almeno 13 anni di sotterfugi e mistificazioni, fino al 2018, quando le irregolarità sono emerse. Tra queste, modifiche a penna di assegni già firmati dal titolare – in questa maniera avrebbe intascato oltre 115 mila euro -, l’emissione di bonifici intestati alla ditta del marito, assegni circolari a favore di terzi su cui lei stessa apponeva la firma – falsa – del proprietario. Gli inquirenti ritengono che la sottrazione del denaro all’azienda sia stata in qualche modo facilitata dalla «disattenzione prolungata della filiale di Banco Bpm» presso la quale era aperto il conto del titolare. Sempre Repubblica, riporta che dalle testimonianze dei bancari si evince come la segretaria non abbia mai destato alcun sospetto. «Qualche leggerezza nei controlli c’era indubbiamente stata, ma nulla che potesse far pensare a concrete complicità tra i funzionari». Per sospendere la pena di due anni di reclusione, il tribunale ha chiesto la restituzione immediata di almeno 400 mila euro alla parte lesa.
Foto di copertina: Wikipedia | Paolobon140
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