Roberto Saviano torna in Rai, lo scrittore: «Solo grazie alle pressioni dei familiari delle vittime di mafia»
C’era un programma già registrato e pronto ad andare in onda. C’era l’emittente che l’aveva scritturato, la Rai, che ha un certo punto decide di bloccare la sua trasmissione. E infine, c’era l’ombra di una pressione politica dietro la decisione, visto che il protagonista di quel programma è Roberto Saviano, scrittore in aperto conflitto con il governo Meloni. Lo scorso autunno, Insider – questo il nome del format di quattro puntate – fu stralciato dai palinsesti. Poi, lo scorso 8 maggio, i vertici di Viale Mazzini hanno annunciato, in commissione di Vigilanza Rai, che il programma sarà riprogrammato per essere trasmesso nei prossimi mesi. Quattro giorni dopo, al Salone del Libro di Torino, Saviano racconta all’Ansa un retroscena della vicenda. «È tutto merito dell’Associazione familiari delle vittime di mafia, di Articolo 21 e di WikiMafia, perché dal primo minuto non hanno mai smesso di martellare per ottenere una risposta: perché avete bloccato Insider?».
Lo scrittore spiega che, per un anno, «la Rai non ha dato risposte in quanto la (presunta) violazione del codice etico non c’è stata». E rivela un aneddoto: «Vincenzo Agostino – che ha avuto suo figlio Nino ammazzato da Cosa nostra, insieme alla moglie incinta – una settimana fa, poco prima di morire, ha fatto una lettera con l’Associazione in cui chiedeva di Insider». Dunque, il pubblico potrà vedere in tv il prodotto di Saviano «a settembre». E, rivendica lo scrittore, si tratta di una «vittoria», poiché «la Rai non l’avrebbe mai concesso, ma l’abbiamo costretta con questa pressione costante e ciò dimostra che da soli non si va da nessuna parte. I progetti devono essere difesi da una comunità, protetti. La libertà di espressione non è garantita, è conquistata. Hanno fermato Insider un anno senza motivo. Era montato, registrato e già presentato a luglio scorso ai palinsesti».
Quando il cronista dell’Ansa gli domanda se l’Italia sta vivendo una recrudescenza della censura, Saviano risponde di sì, ma sostiene che il problema sia di ragione prevalentemente economica. «È drammatico, ma è dovuto a una questione economica. Mancando i soldi per l’editoria, i giornali non vendono più, i siti non fatturano, l’informazione è in mano ai social, a influencer, divulgatori. Mancando il danaro, i fondi veri per fare informazione ed editoria li ha lo Stato: quindi sei naturalmente prono. Se lo Stato è populista, chiederà un maggior allineamento. Ma questo è il vero problema, la crisi. Quando andavo su Rai 3 e facevo share altissimi, era difficilissimo censurare. Ora tutti hanno bisogno dei finanziamenti dello Stato e quindi accarezzano chiunque sia allo Stato. Farebbero lo stesso anche con un altro governo, ma questo esecutivo pretende fedeltà cieca, totale. Questa è la grande differenza».
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