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Alessia Pifferi condannata all’ergastolo per la morte della figlia Diana: «L’ha fatta morire di stenti»

13 Maggio 2024 - 15:26 Alba Romano
La decisione della Corte di Assise di Milano: la bambina di 18 mesi era stata lasciata da sola in casa per sei giorni. La difesa aveva chiesto l'assoluzione

Alessia Pifferi è stata condannata all’ergastolo dalla Corte di Assise per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana, di appena 18 mesi, lasciandola da sola per sei giorni nella loro abitazione in via Parea a Milano. Il tribunale ha accolto la richiesta del pm Milano Francesco De Tommasi, mentre l’avvocato Alessia Pontenani, che assiste Pifferi, aveva chiesto l’assoluzione. «Se dovessi togliermi il cencio nero dalle spalle, vi direi che Alessia Pifferi è un mostro. Ha fatto una cosa terribile, tremenda. Ma non stiamo dando giudizi morali, qui si tratta di applicare la legge. Chiedo la assoluzione: è evidente che non voleva uccidere la bambina e lo ha detto fin dall’inizio», ha dichiarato Pontenani nella sua arringa. I giudici hanno escluso l’aggravante della premeditazione insieme a quella dei futili motivi e dell’aver commesso il fato nei confronti della figlia minorenne.

La reazione della famiglia

Una sentenza giusta. Così la madre e la sorella dell’imputata hanno accolto l’ergastolo deciso dal Tribunale. «Se si fosse pentita e avesse chiesto scusa, ma non l’ha fatto», ha commentato Maria, la madre di Alessia Pifferi, «è un dolore atroce, si è dimenticata di essere una madre. Ora non riuscirei a dire nulla. Deve pagare per quel che ha fatto». È intervenuta anche Viviana Pifferi, la sorella di Alessia: «Penso che i giudici abbiano fatto quello che è giusto, non ha mai avuto attenuanti, non è mai stata matta o con problemi psicologici. In questo momento non so neanche dire cosa provo, è una cosa stranissima. Spero che adesso Diana possa volare via in pace».

La parte civile

Di diverso parere l’avvocato Emanuele De Mitri, legale di parte civile: «Ci troviamo di fronte a un caso agghiacciante, nel quale la responsabilità è chiara. In questo processo c’è soltanto una verità: Alessia Pifferi è colpevole dell’omicidio della piccola Diana». «Pifferi ha ucciso la propria figlia, lasciandola da sola senza acqua né cibo per sei giorni. Sapeva chiaramente che la figlia sarebbe morta. Pifferi ha tradito la piccola Diana, ha tradito il corpo di Diana. Pifferi – ha aggiunto il legale – è stata una donna presuntuosa. Non ha chiesto aiuto alla famiglia, pur sapendo che la famiglia l’avrebbe aiutata, nascondendo cosa faceva».

La perizia psichiatrica

Il riferimento è alla madre Maria e alla sorella Viviana, «le uniche che le hanno dato una mano. La madre ha cercato in tutti i modi di sostenere Alessia Pifferi. Nonostante i rapporti fossero tesi, Viviana ha visto la nascita di Diana come un miracolo. Mai avrebbero potuto pensare che Pifferi abbandonasse in quel modo la bambina». De Mitri ha chiesto risarcimenti da 200mila euro per la madre e da 150mila euro per la sorella, o una provvisionale da 100mila euro ciascuna. Lo scorso 26 febbraio, era arrivato l’esito della perizia psichiatrica voluta dai giudici della Corte d’Assise di Milano. Aveva accertato che Alessia Pifferi era effettivamente capace di intendere e volere. Mentre i test psicologici eseguiti in carcere sull’imputata sono finiti al centro di un’altra indagine: due psicologhe del carcere di San Vittore e l’avvocatessa di Pifferi, indagate per falso e favoreggiamento, avrebbero aiutato la donna a ottenere la perizia psichiatrica falsificando un test psicodiagonistico, sostenendo che la 38enne soffrisse di un deficit cognitivo. Conclusioni che il perito ritenne «non attendibili».

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