Arianna Meloni: «Così Giorgia cambierà l’Europa»
La sorella della presidente del Consiglio, Arianna Meloni, la scorsa estate è stata nominata capo segreteria di Fratelli d’Italia. Ma lei continua a rifiutare la visibilità, preferisce operare dietro le quinte: «Non amo i riflettori, il mio ruolo è da militante» aveva detto a Viterbo, il 19 aprile, a un evento di lancio della campagna per l’Europee. Oggi, 13 maggio, torna a parlare in un’intervista al Giornale. E ribadisce il concetto: «Non ho in mano un partito, io sono una donna di partito. Una delle tante dirigenti di Fratelli d’Italia. Noi abbiamo 50 dipartimenti nazionali. Poi ci sono i dipartimenti regionali e comunali. Io ho un ruolo, una certa anzianità. Mi occupo molto del rapporto con i territori: questo è il senso della segreteria politica. Non sono il capo del partito. Lo dirigo insieme a tanti altri validissimi dirigenti».
«Mia sorella non ha mai fatto promesse che non potesse realizzare»
Dopo qualche domanda riguardante la sfera personale, Meloni definisce alcune priorità di Fratelli d’Italia per la prossima legislatura europea: «Vorremmo portare l’Europa a essere centrale in Occidente, e l’Italia a essere centrale in Europa in tutti i processi decisionali: dallo sviluppo industriale alla difesa comune, dalla gestione dei fenomeni migratori alla Pac, la politica agricola. Le imminenti elezioni sono una straordinaria occasione per cambiare l’assetto politico europeo e fare dell’Italia, dell’orgoglio italiano, il perno di una nuova Europa». Sottolinea che sua sorella Giorgia – così vuole essere chiamata, con il nome di battesimo – «è stimata ovunque». E rivendica, per lei, il fatto di non essere «mai scesa a compromessi». La presidente del Consiglio, a suo dire, è arrivata a Palazzo Chigi «dicendo quel che pensa e facendo quel che dice». Insomma, «Niente promesse mirabolanti, nulla che non si senta in grado di poter realizzare. In una parola: serietà».
La sinistra «ha governato con le mance»
Ora, secondo Meloni, il suo partito è riuscito a dare stabilità al sistema Paese nonostante «la fase storica complessa». E sostiene che Fratelli d’Italia ci è riuscito perché, «a differenza del passato, la maggioranza che sostiene Giorgia non è un’alleanza di partiti che in campagna elettorale si sono fatti la guerra per poi governare insieme nel nome di qualche poltrona. Noi siamo andati al voto insieme ai nostri alleati con un programma comune, lo abbiamo sostenuto in campagna elettorale e, una volta vinte le elezioni, abbiamo iniziato a realizzarlo». La capo segreteria della compagine meloniana accusa le opposizioni di aver preferito, in passato, l’assistenzialismo di Stato per cercare facile consenso «attraverso le mance».
Quando le contestazioni diventano non tollerabili
Addentrandosi su temi più attuali, poi, Meloni si esprime apprezzamento per le proteste dei ragazzi: «È un bene contestare quel che si considera sbagliato, soprattutto quando si è giovani. Ma attenzione: un conto è la contestazione entro il perimetro delle regole democratiche, altro è assistere a una dinamica di aggressione e sopraffazione come quella di cui è stata recentemente vittima la ministra Roccella, alla quale non è stato consentito di esprimere le proprie idee. Questo non è tollerabile». Sul premierato, invece, ritiene che aiuterebbe a «restituire agli italiani vera centralità dando loro la facoltà di scegliere da chi essere governati. Basta con i giochi di Palazzo, con manovre sotterranee in barba alla volontà del popolo. Vogliamo che non accada più che chi non vince le elezioni possa comunque governare e realizzare un programma bocciato nelle urne».
Il premierato e le scuse delle opposizioni
Se la riforma costituzionale andasse in porto, aggiunge Meloni, «gli italiani avranno la garanzia di veder rispettata la loro volontà. La sovranità appartiene al popolo e attraverso questa riforma la sovranità potrà essere davvero compiuta. E credo che l’astensione scenderà perché cambierà il rapporto tra cittadini e politica». La giornalista le chiede di dare una spiegazione alle ragioni delle opposizioni, che hanno annunciato battaglia contro il premierato: «Se penso che la sinistra è stata al governo per 10 anni senza mai vincere le elezioni, capisco il motivo per il quale avversa una riforma che permette di andare a Palazzo Chigi solo dopo aver ottenuto il consenso degli italiani».