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Elio e l’autismo del figlio Dante: «Ora ha 14 anni ed è consapevole, ma lo Stato lascia soli i genitori»

13 Maggio 2024 - 06:01 Redazione
elio stefano belisari dante belisari autismo
elio stefano belisari dante belisari autismo
Il frontman di Elio e le storie tese: oggi far ridere è proibito

Stefano Belisari è il frontman di Elio e le Storie Tese. Presto il gruppo partirà in un tour estivo dal titolo «Mi resta solo un dente e cerco di riavvitarlo». Il 26 maggio a Monza si terrà il Concertozzo insieme al Trio Medusa. In un’intervista rilasciata a Walter Veltroni per il Corriere della Sera parla delle tante voci sullo scioglimento del gruppo: «Ma no, ci piace scimmiottare i grandi gruppi che si sciolgono con facilità e poi magari fanno un’ultima tournée della reunion che dura dieci anni. Anche spaccare gli strumenti in scena, come faceva Jimi Hendrix, è una cosa che ci intriga. Lo abbiamo fatto. Prendevamo chitarre da poco e ne spaccavamo cinque insieme».

Far ridere è proibito

Elio dice che oggi è più difficile far ridere: «Non ci sono più occasioni, sembra sia ormai proibito farlo. Se succede, è come fosse apparsa la Madonna di Czestochowa. Ho fatto un programma, Lol. Lo abbiamo girato a settembre ed è andato in onda a Pasqua, neanche ricordavo di aver partecipato. La gente mi fermava per strada, come accadeva agli altri, e ringraziava perché l’avevamo fatta ridere. Come fossimo dei salvatori dalla tristezza incipiente». E aggiunge che tra quelli di oggi lo fa ridere «Lundini, ha quel tipo di comicità lunare, imprevedibile, che è ciò che amo di più». Ma anche gli Skiantos «erano bravi. Noi abbiamo avuto un successo lungo, che non sempre è una buona cosa, ci si può impigrire. Oggi sono molto contento proprio di quello che facciamo dal punto di vista musicale. Certo, abbiamo sempre cercato di essere unici nei testi e nella messa in scena. Ma credimi che la parte musicale è vitale, per arrivare integralmente al pubblico».

L’autismo di Dante

Poi Elio parla dell’autismo di suo figlio Dante: «Ce ne siamo accorti molto presto. È stata mia moglie a percepire delle anomalie nel comportamento di Dante. Io la consolavo, le dicevo che tutto si sarebbe normalizzato. Ma noi abbiamo due gemelli e le differenze, nel percorso di crescita, si vedevano nettamente. È stato difficile trovare qualcuno che sapesse farci una diagnosi chiara e che ci indirizzasse. Non esiste un numero di telefono a cui rivolgerti, un indirizzo dove andare. Ti rendi subito conto che l’autismo di un figlio si coniuga con la assoluta solitudine dei genitori. E questo vale per ogni tipo di disabilità». Ai genitori consiglia di «fare presto, non aspettare i tre anni, non rinviare. Noi abbiamo visto che Dante aveva un’attenzione ossessiva per le trottole, anche lui girava su sé stesso e non finiva mai di farlo. Aveva attenzione per le cose e non per le persone. L’autismo può portare gravi difficoltà relazionali, anche ritardi mentali, motori, cognitivi».

Come sta

Poi spiega come sta oggi: «Ora ha 14 anni, lui è consapevole. Anche troppo, lo dice continuamente. Ha fatto un lavoro impressionante, una fatica struggente. Anche in questo, i ragazzi autistici pagano un prezzo rispetto ai loro coetanei. Per lui tutto è stato fatica: mettersi una maglietta, andare in bagno, parlare. Tutto gli è stato insegnato. Lui ha faticato tanto, ma noi ci siamo potuti permettere che fosse seguito. Ma chi non ha i soldi? Anche qui, proprio quando la mano pubblica dovrebbe riequilibrare le differenze, invece si accentuano le diseguaglianze sociali. Esistono associazioni, ma sono private. Non c’è nulla di pubblico che affronti il problema dell’autismo e sia vicino alle famiglie».

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