Israele-Hamas, si combatte a Rafah ma anche nel nord della Striscia. Auto dell’Onu colpita da proiettili al valico con l’Egitto: morto l’autista

La battaglia riprende anche a Jabalia, alle porte di Gaza, dove la milizia «tenta di reinsediarsi». I genitori di 900 soldati chiedono al governo israeliano di non invadere Rafah

Si continua a combattere nella Striscia di Gaza, dopo l’ennesimo fallimento dei negoziati per una tregua. Battaglie tra soldati israeliani e miliziani di Hamas sono in corso in queste ore, secondo le notizie che filtrano da ambo le parti, nell’area est di Rafah, la città del sud da cui l’Onu stima siano già fuggite negli ultimi giorni 360mila persone nel disperato tentativo di sfuggire alla guerra. Ma anche, nuovamente, nel nord, in alcuni distretti della città di Gaza. Le truppe israeliane sono tornate ad operarvi a partire da sabato sera dopo aver ottenuto «informazioni d’intelligence su tentativi di Hamas di riassemblare infrastrutture terroristiche e uomini nell’area», ha fatto sapere l’Idf. I combattimenti si concentrano in particolare nel campo profughi di Jabalia: Israele ha lanciato sull’area raid aerei, quindi ha mosso nuovamente i suoi tank. Nella zona si trovano anche diverse scuole gestite dall’Onu, usate come rifugi dai civili. Molti quelli che hanno dovuto lasciare per l’ennesima volta i luoghi in cui avevano trovato riparo, dopo aver ricevuto indicazione di «evacuare temporaneamente verso rifugi nella parte ovest di Gaza». Una situazione che crea «nuovi trasferimenti forzati e paura per migliaia di famiglia» nel nord della Striscia, sottolinea allarmata l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Secondo l’agenzia di stampa Wafa dopo i raid su Jabalia sarebbero già stati recuperati almeno 20 cadaveri. Scontri armati tra Israele e Hamas sarebbero in corso anche nella zona di Zeitoun, alle porte di Gaza.


Incidente di guerra al valico

Nel sud intanto, un’auto delle Nazioni Unite è finita sotto i colpi di armi da fuoco mentre transitava all’altezza del valico d’ingresso dall’Egitto di Rafah. Un’indagine preliminare dell’Idf conferma che l’incidente ha causato la morte di una persona e il grave ferimento di un’altra. La vittima è con ogni probabilità l’autista palestinese del mezzo, il ferito un cooperante dell’Onu. L’esercito israeliano ha aggiunto, riporta Haaretz, che sta accertando le circostanze di quanto accaduto: non è chiaro al momento se a sparare sul veicolo siano stati i soldati israeliani o miliziani palestinesi. Nelle scorse ore Hamas aveva nuovamente lanciato colpi di mortaio sulle forze dello Stato ebraico nell’area del valico, di cui Israele ha preso di recente il controllo. Due soldati del corpo d’élite Yahalom sono rimasti seriamente feriti e altri sei a un grado moderato da colpi di mortaio di Hamas nell’area di Rafah.


La lettera al governo delle famiglie dei soldati

Nel giorno in cui Israele ha celebrato la giornata del ricordo dei caduti in guerra, intanto, il Guardian riferisce che i genitori di oltre 900 soldati impegnati nelle operazioni a Gaza hanno inviato una lettera ai vertici politici e militari del Paese per chiedere di non procedere all’attacco a Rafah. «È evidente a chiunque abbia un po’ di buonsenso che dopo mesi di ammonimenti e annunci riguardo all’incursione a Rafah ci siano forze dall’altra parte che si preparano attivamente a colpire le nostre truppe», scrivono i firmatari nella lettera, chiedendo al ministro della Difesa Yoav Gallant e a capo di stato maggiore dell’esercito Herzi Halevi di non cadere nella «trappola mortale» (di Hamas) che quell’operazione rappresenterebbe. «I nostri figli sono fisicamente e mentalmente esausti. E ora volete mandarli in questa situazione pericolosissime? Sarebbe pura sconsideratezza». La lettera, inviata lo scorso 2 maggio, era stata firmata inizialmente dai genitori di circa 600 soldati, ma nei giorni scorsi – secondo quanto riferisce il quotidiano britannico – si sono aggiunte le firme di altre 300 famiglie.

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