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Arrestato l’ex coordinatore del 118 a Bologna, i malori sospetti dei colleghi: «Metteva ansiolitici nei caffé»

14 Maggio 2024 - 18:28 Redazione
Sarebbero almeno 14 i casi contestati dal 2020 al 2023. A essere colpiti soprattutto gli operatori del reparto di elicotteristi

Dietro i malori sospetti degli operatori del 118 di Bologna ci sarebbe Claudio Tacconi, 44 anni, infermiere con una lunga esperienza di Rianimazione e coordinatore, fino allo scorso ottobre, della centrale 118 Emilia Est. Tacconi da lunedì 13 maggio si trova agli arresti domiciliari, con l’accusa di aver versato psicofarmaci nel caffè e nelle bevande dei colleghi. Il sospetto degli inquirenti è che volesse impedire loro di svolgere servizio in elicottero. Nei mesi scorsi Tacconi era stato perquisito e poi trasferito a nuovo incarico, dopo l’apertura dell’indagine a suo carico per stalking e lesioni personali aggravate. A far partire l’indagine era stato un esposto da parte dell’Ausl di Bologna, dopo che c’erano stati diversi malori sospetti tra gli operatori del 118 tra luglio e settembre 2023. Il Tribunale del Riesame ha accolto la richiesta della procura, dopo che il gip le aveva respinge non ravvisando lo stalking. Il caso è finito in Cassazione, che ha confermato la misura dei domiciliari, eseguita dai carabinieri del Nas.

I malori degli operatori del 118

La Ausl bolognese lo scorso ottobre aveva segnalato i diversi casi sospetti tra gli operatori del 118. C’era chi lamentava sintomi di sonnolenza prolungata, difficoltà a tenere l’equilibrio, stanchezza e mal di testa. C’era anche chi aveva all’improvviso problemi nel parlare. Alcuni degli operatori erano stati inviati al Pronto soccorso con ricovero in stroke unit, come se fossero in preda ad attacchi ischemici. I primi esami avevano escluso fatto ambientali, come sostanze nell’impianto di areazione o in quello idrico.

I casi quando c’era Tacconi

Quasi tutti i casi di malessere però erano emersi dopo che le vittime avevano bevuto il caffè dal distributore automatico o da altre bevande che si trovavano sul posto di lavoro. Gli esami del sangue su uno degli intossicati aveva fatto emergere la presenza di clotiapina, un antipsicotico. Le testimonianze delle vittime avevano poi indicato che Tacconi si trovava sempre nelle vicinanze quando si palesavano i malori. Sono state anche le intercettazioni a confermare che Tacconi aveva a sua disposizione un medicinale ad azione ansiolitica e sedativa, il cui principio attivo era stato trovato nei campioni biologici prelevati da uno degli intossicati.

La finta rapina

Nel corso delle indagini, Tacconi avrebbe anche provato ad allontanare la accuse su di sé lamentando malori. Secondo la procura, però, l’uomo si sarebbe intossicato da solo con benzodiazepine. Secondo gli inquirenti, l’uomo si sarebbe inviato da solo anche una lettera anonima, in cui si ipotizzava che qualcuno potesse avercela con lui. A Novembre aveva anche denunciato una presunta aggressione a scopo di rapina mentre faceva jogging. Poco lontano dal luogo della presunta rapina, i carabinieri avevano ritrovato cellulare e collanina, oltre a un bisturi usato dal 118.

I motivi dietro gli avvelenamenti

Ancora da chiarire però i motivi che hanno spinto Tacconi a colpire i suoi colleghi ripetutamente. Secondo i giudici del Riesame, l’ex coordinatore del 118 voleva prendere di mira volontariamente «intossicandoli, i colleghi e colpendone anche solo alcuni era consapevole che i sentimenti di timore e diffidenza avrebbero investito tutti quelli che facevano parte dello speciale reparto di elicotteristi». I giudici sospettano che il suo comportamento possa essere legato a disturbi della personalità o a una depressione.

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