Georgia, ultimo atto: il Parlamento approva la «legge russa» contro gli agenti stranieri
Il Parlamento georgiano ha approvato in via definitiva il controverso progetto di legge sull’influenza straniera, nonostante le manifestazioni su larga scala, per un’iniziativa che di fatto allontana dall’Europa il paese per avvicinarlo a Mosca. In terza e ultima lettura, i deputati hanno votato 84 a favore e 30 contro, secondo le immagini trasmesse dalla televisione di Stato. Fuori dal Parlamento almeno 50mila persone protestavano per una Georgia che guardi all’Unione europea e non al vicino gigante russo, per un Paese, ex repubblica sovietica, che è candidato ad aderire all’Unione europea. I deputati si sono dovuti far largo tra la folla protetti da un cordone di agenti di sicurezza armati di scudi mentre gli idranti allontanavano i manifestanti che gridavano «schiavi dei russi». L’1 maggio il parlamento aveva approvato in seconda lettura il provvedimento contro «gli agenti stranieri», considerata da più parti molto simile a quella in vigore a Mosca dal 2012 per imbrigliare le opposizioni. Prevede una stretta per tutte le ong, associazioni, media, no profit, che ricevono più del 20 per cento dei finanziamenti dall’estero: in quel caso, sono costrette a iscriversi a un registro come «organizzazioni portatrici degli interessi di una potenza straniera», con l’obbligo di fornire alle autorità informazioni riservate pensa sanzioni salate. Dopo le proteste e gli scontri dello scorso 2023, il partito al potere Sogno georgiano aveva ritirato la norma ma quest’anno l’ha riproposta e in meno di un mese è arrivata al terzo e ultimo voto del Parlamento. Intanto si profila anche uno scontro istituzionale: se non otterrà la maggioranza assoluta dell’Aula, la presidente georgiana Salome Zourabichvili ha già dichiarato che porrà il veto. «Se la legge non passerà la Georgia potrebbe condividere il destino dell’Ucraina», ha dichiarato il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze, «nessuno al di fuori della Georgia può impedirci di proteggere i nostri interessi nazionali».
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