Israele si prepara all’invasione di Rafah: i soldati al confine e la fuga di massa dei profughi
Israele sta ammassando soldati al confine con la città di Rafah a sud di Gaza. Preparandosi così a un’incursione su larga scala. A farlo sapere è l’amministrazione americana alla Cnn: due rappresentanti di Biden hanno detto di non avere la certezza che la manovra sia una sfida diretta al presidente. Il quale da settimane invita Israele a non attaccare l’area. Dove si trovano più di un milione di rifugiati palestinesi. Uno dei dirigenti ha anche avvertito che Israele non si è avvicinato nemmeno lontanamente a preparativi umanitari adeguati prima di evacuare potenzialmente l’enclave.
La fuga di massa
Intanto l’esercito ha intensificato gli attacchi aerei nella Striscia di Gaza. Nelle prime ore di stamattina alcuni testimoni citati dall’agenzia di stampa Afp hanno parlato di bombardamenti e otto morti nel campo di Nuseirat. Gli attacchi hanno preso di mira anche il settore di Rafah (sud), dove sono ammassati quasi 1,4 milioni di palestinesi. La città si affaccia sul confine con l’Egitto. Secondo il Wall Street Journal l’offensiva rischia di mettere in pericolo i 45 anni di pace con Il Cairo. «Nei 45 anni trascorsi dal loro storico accordo di pace (firmato il 26 marzo 1979, ndr), Israele ed Egitto sono diventati partner essenziali, un rapporto stretto ma mai caloroso che è alla base della sicurezza nazionale di entrambi i paesi. L’offensiva israeliana di Rafah minaccia di annullare tutto ciò», scrive il quotidiano.
L’Anp e il valico
E Israele ha chiesto che sia l’Autorità nazionale palestinese (Anp) di Abu Mazen a gestire il valico di Rafah di Gaza con l’Egitto. Lo sostiene il sito Axios, che cita quattro fonti diverse. Secondo Axios, se così fosse, sarebbe la prima volta che Israele coinvolge l’Anp in fatti relativi alla guerra a Gaza. Una posizione diversa da quella sostenuta finora da Israele che non vuole il coinvolgimento dell’Anp nella Striscia. Attualmente il valico – che è sotto controllo dell’Idf dopo l’operazione militare avviata nei giorni scorsi – è chiuso e le organizzazioni internazionali ne hanno chiesto l’immediata riapertura per gli aiuti umanitari.
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