Bari, le escort 16enni ricattate con foto intime: «Con i clienti negli orari di scuola»

L’inchiesta sulla prostituzione minorile: pagavano fino a 500 euro a prestazione

Sono almeno tre le ragazzine minorenni coinvolte nel giro di prostituzione tra Bari e Barletta. Secondo la ricostruzione della procura il racket era gestito da quattro donne (le Squad Girls) a loro volta complici di due uomini. Sei persone sono finite in carcere, due clienti hanno ricevuto misure di restrizione della libertà personale. Altre due ragazzine coinvolte sono ancora da individuare. L’ordinanza di custodia cautelare del giudice Giuseppe Ronzino racconta le «modalità imprenditoriali raffinate» con cui veniva gestito il business. E riporta le parole delle giovani, che descrivono nei verbali come sono entrate nel giro e come funzionava la selezione della clientela e i “servizi” forniti agli uomini che arrivavano a pagarle anche 500 euro per ogni prestazione.


Il primo appuntamento

«Probabilmente il primo giorno che andammo all’appuntamento era lunedì. Ricordo che mi raccontarono che l’appartamento era fissato per tre giorni. Il secondo giorno che andai all’appuntamento eravamo uscite da scuola prima. Probabilmente per un’assemblea sindacale», racconta una delle tre agli investigatori. Tra le 16enni una ha convinto un’altra a prostituirsi: «All’uscita di scuola mi propose di prostituirmi per guadagnare dei soldi. Io le risposi di no. Ma lei disse che non dovevo fare niente. Avrebbe fatto tutto lei. Io dovevo solo stare con lei. Circa due settimane dopo mi avvisò che dovevamo andare all’appuntamento». Ovvero in un bed & breakfast in zona Policlinico. E che si verificavano di mattina, in orario scolastico.


Le prestazioni

«Quando arrivavano gli uomini, Daniela apriva la porta ai clienti che andavano dai venti anni in su. Subito all’ingresso del cliente, se questi voleva avere prestazioni con entrambi entrambe dava 200 euro, se era con una sola 100 euro. Quel giorno Daniela mi invitò a spogliarmi e a restare in intimo. I clienti chiedevano la nostra età ma Daniela mi disse di dire che avevamo 18-20 anni», racconta un’altra vittima. Secondo il Gip «I facili ed ingenti guadagni sbandierati avevano convinto la minore ad emulare l’amica nell’attività della prostituzione». Ma, «nel corso dell’audizione, la minore si era mostrata pentita per aver ceduto al richiamo del guadagno facile».

Ricattate con foto intime

Poi c’è la storia dei ricatti con foto intime. «Il 21 maggio ero al mare con un’amica quando Basile (Nico, anche lui finito in carcere, ndr) mi chiamò da telegram per dirmi che c’era un suo amico ricco, che giocava a carte, che mi voleva incontrare. Mi venne a prendere da mare con la sua Bmw nera e mi portò al b&b, poi arrivò F. e prima del rapporto mi diede 3-400 euro. Nico gli aveva detto che ero una studentessa di Milano. Quel giorno mentii a Nico sulla cifra ricevuta, perché quella pattuita era 200 euro e lui anche sui 200 euro voleva una cifra superiore ai 50 euro». E ancora: «Una volta, in seguito a una lite per la spartizione dei guadagni, mi minacciò di far vedere foto mie in abiti succinti ad altre persone. Anche altre volte mi ha ricattata in questo modo». L’uomo avrebbe fatto entrare nel giro anche compagne di classe della giovanissima: «Quando vedeva le storie con amiche che pubblicavo su Instagram, se a lui piacevano mi chiedeva di portarle».

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