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Eurovision, l’organizzazione multa la delegazione ucraina per le maglie a supporto dei soldati dell’Azovstal

15 Maggio 2024 - 09:39 Redazione
La denuncia su Instagram della cantante Alyona Alyona: «Sono contenta che abbiamo ricordato al mondo la vicenda dei nostri prigionieri di guerra»

«Liberate i difensori dell’Azovstal». Un messaggio ritenuto “politico”, mostrato sulle magliette della delegazione Ucraina all’Eurovision e che è costato una multa alla squadra di Kiev. «Sapevamo che quando avrebbero mostrato le repliche delle esibizioni di tutti gli artisti, avrebbero mostrato anche la nostra delegazione. Così, quando la telecamera si è avvicinata a noi, il nostro team ha mostrato il nostro appello al mondo intero». A scriverlo, su Instagram, è la cantante Alyona Alyona che, in duo con Jerry Heil, è arrivata terza nella 68ma edizione della competizione. Mostrare quelle magliette all’evento di Malmo, ha detto l’artista, è stato «un compito rischioso e difficile». Le t-shirt con la stampa a favore dei militari che hanno difeso l’ultima roccaforte ucraina nella Mariupol occupata sono state tenute nascoste fino al momento in cui le telecamere hanno iniziato a riprendere la delegazione.

Anche la stampa delle magliette che invocano il rilascio dei prigionieri di guerra non è stata semplice. Alyona Alyona ha spiegato che è stato difficile trovare tipografie in grado di completare l’ordine in tempo per l’evento, mentre alcuni stampatori si sono rifiutati a priori. «Tuttavia – ha aggiunto -, siamo riusciti a raggiungere un accordo con una tipografia dopo averla chiamata cinque volte e aver chiesto aiuto in lacrime». La sanzione, di cui non è stata resa nota l’entità, è stata comminata dall’Unione europea di radiodiffusione – l’Ebu -, ovvero il gruppo dei media di servizio pubblico che, ogni anno, organizza il concorso insieme a un’emittente del Paese ospitante. «Abbiamo corso un grosso rischio, ma ha funzionato. Ce la siamo cavata con una multa», ha concluso la cantante ucraina. «Sono contenta che abbiamo ricordato al mondo la vicenda dei nostri prigionieri di guerra».

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