Elena Cattaneo e il premierato: «Nel progetto di Meloni ci sono aspetti allarmanti»
«Ci sono aspetti allarmanti per tutti, e quando li vedi e capisci non puoi tacere». La senatrice a vita Elena Cattaneo in un’intervista alla Stampa condivide le preoccupazioni di Liliana Segre sul premierato. E spiega: «Con il mio voto in Parlamento mi è capitato di sostenere o criticare provvedimenti proposti da tutti gli schieramenti. Anche a questo tema mi sono avvicinata senza preconcetti. Ma studiando i documenti e gli interventi di tanti costituzionalisti di diverse culture politiche e’ inevitabile concludere, quasi fosse un’equazione matematica che con questa riforma avremmo un premier dominus del governo, con potere di vita e di morte sul Parlamento, in grado con la sua maggioranza di eleggere il Presidente della Repubblica, i membri della Corte Costituzionale e degli altri organi di garanzia. Un ‘modello costituzionale’ che nel mondo non esiste».
Il rapporto con Liliana Segre
Cattaneo dice che «con Liliana ci sentiamo spesso, condividiamo l’interesse per i giovani e il futuro e l’impegno pieno e totale nel nostro ruolo verso il Paese. Abbiamo promosso iniziative in comune. Capita di confrontarci anche sui temi che riguardano i lavori del Senato e avevamo condiviso l’intenzione di contribuire alla discussione sul premierato. Non conoscevamo le riflessioni l’una dell’altra. Partendo da percorsi e parole diverse siamo giunte comunque a conclusioni simili, come spesso ci succede».
E quindi: «Non considero un tabù voler riformare la Costituzione. Gli stessi Costituenti erano consapevoli che sarebbero state utili forme di razionalizzazione, penso all’Ordine del giorno Perassi del 1946 che riconosceva la necessità di disciplinare il sistema “con dispositivi idonei a tutelare le esigenze di stabilità del governo”. Ma non si possono prendere quelle parole come autorizzazione a smantellare un equilibrio costituzionale costruito con fatica dai Costituenti per sostituirlo con un ‘premierato all’italiana’ in grado di assoggettare a se’ tutti gli organi di garanzia che fanno di questo Paese una democrazia».
Gli elettori
E questo perché «il corpo elettorale si innamora, e disamora, velocemente di chi propone soluzioni semplici a problemi complessi. Spesso, però, il prezzo a lungo termine di queste soluzioni popolari ma non lungimiranti lo paga la collettività vedendo diminuire diritti e benessere, con l’effetto di una sfiducia generalizzata nei confronti di tutte le istituzioni. Credo, invece, che si debba sempre spiegare che la complessità è la base della democrazia: le società ‘semplici’ sono quelle dove uno comanda e gli altri non esistono».