Giampiero Gualandi: l’ombra del femminicidio sulla morte di Sofia Stefani ad Anzola
Si chiama Giampiero Gualandi, ha 63 anni, è vigile urbano ed ex comandante della polizia locale Terre d’Acqua e ora in servizio nella sede di Anzola, in provincia di Bologna. Proprio nei locali di piazza San Giovanni XXIII ha sparato un colpo diritto al viso della collega Sofia Stefani, 34 anni. Il proiettile ha centrato lo zigomo sotto l’occhio sinistro. Poi Gualandi ha chiamato il 118. I carabinieri lo hanno arrestato. «È stato un incidente, stavo pulendo la mia pistola ed è partito un colpo. Lei era seduta davanti a me e l’ho colpita al viso», ha detto lui. Ma ha anche aggiunto: «Avevamo una relazione, lei mi era venuta a trovare in ufficio. Mentre chiacchieravamo io pulivo la pistola e all’improvviso è partito il colpo». Ha confermato la versione nell’interrogatorio con l’avvocato nella caserma dei carabinieri. Ma ora si trova in stato di fermo per omicidio volontario.
Gualandi sposato, Stefani fidanzata
C’erano altri due agenti in servizio alle 16 di ieri, quando Stefani è stata colpita a morte. Indaga il pubblico ministero Stefano Dambruoso. Stefani era fidanzata, Gualandi era sposato. Il fidanzato è stato ascoltato a lungo dagli inquirenti. Sofia lavorava da due anni come vigile urbano. Ma non le era stato rinnovato il contratto a Sala Bolognese, comune vicino ad Anzola. Gualandi è sindacalista. E si sarebbe offerto di darle una mano per risolverle il problema. Anche per questo i due si erano dati appuntamento in caserma. L’ex comandante subito dopo il fermo di polizia si è avvalso della facoltà di non rispondere. Gli investigatori dubitano che lui stesse pulendo la pistola con il colpo in canna. Stefani aveva lavorato sia ad Anzola che a Sala Bolognese. Prima aveva studiato al liceo artistico e aveva una grande passione per il pattinaggio.
I precedenti del comandante
Oltre che per i temi civili: per un periodo aveva preso parte alle iniziative del Partito Democratico. Gualandi ha due figli ed è laureato in giurisprudenza. Nel 2015 è stato accusato di aver scritto post su Facebook con falsi profili per screditare il sindaco di Anzola Giampiero Veronesi. In seguito è stato rinviato a giudizio per diffamazione aggravata, sostituzione di persona e continuazione del reato. È stato però prosciolto dall’accusa di falso ideologico. Lui ed altri suoi due colleghi hanno ricevuto però un rinvio a giudizio per il reato di abuso d’ufficio. Avrebbero favorito una società di Sant’Arcangelo di Romagna prorogando la gestione informatica dei verbali delle multe.
Il fermo per omicidio volontario
È stato il procuratore di Bologna Stefano Dambruoso a disporre il fermo per omicidio volontario nei confronti di Gualandi. La decisione vuol dire che la versione del comandante dei vigili non appare credibile. Secondo le testimonianze raccolte dai militari del Reparto Operativo impegnati nelle indagini, infatti, l’uomo prestava mansioni amministrative e non avrebbe avuto bisogno di usare o tantomeno pulire la pistola.
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