Suicidio assistito, l’azienda sanitaria le nega la richiesta. Martina Oppelli: «Vorrei morire nel Paese dove ho scelto di vivere» – Il video

L’architetta 49enne, affetta da sclerosi multipla, ha diffidato l’Asugi e si è affidata all’Associazione Coscioni, rivolgendo un messaggio al Parlamento

«Vorrei morire con il sorriso sul viso, nel Paese dove ho scelto di vivere e dove ho pagato le tasse». A parlare è Martina Oppelli, 49 anni, di cui 21 con la sclerosi multipla. «Dipendo totalmente da altri. Come mangio? Come bevo?», chiede la donna in un video-appello ai parlamentari condiviso dall’Associazione Luca Coscioni. Oppelli ha chiesto all’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliana Isontina (Asugi) di poter accedere al «suicidio medicalmente assistito», una pratica diventata legale in Italia nel 2019 con una sentenza della Corte Costituzionale. La richiesta della 49enne all’Asuegi è stata però respinto. Una decisione che ha spinto Oppelli a diffidare l’azienda sanitaria e affidarsi all’Associazione Luca Coscioni per rivolgere un appello ai parlamentari italiani. «Nella legge che state discutendo adesso, in merito al fine vita, vi chiedo di tener presente di ogni aspetto, ogni dolore», dice la donna rivolgendosi a deputati e senatori. E poi una precisazione: «Non parlate più di suicidio, perché non lo è. Si parla di eutanasia, di “buona morte”».


La storia di Martina Oppelli

Martina Oppelli è un’architetta e vive a Trieste, dove lavora da casa – grazie ai comandi vocali – per potersi permettere l’assistenza continua di cui necessita tutti i giorni. Nel 2012, spiega l’Associazione Luca Coscioni, è diventata tetraplegica a causa di una malattia neurodegenerativa. La sua diagnosi attuale è quella di sclerosi multipla secondariamente progressiva, evoluta con una gravissima limitazione motoria, dolori e spasmi diffusi. Questo significa che ad oggi la 49enne è totalmente dipendente da altre persone. «Da sola non può nemmeno girarsi nel letto. Riesce a muovere solo la testa, la bocca. Riesce ancora a sorridere, ma ora si sente esausta», spiegano dall’Associazione.


La richiesta negata

La scorsa estate, Oppelli ha chiesto al Sistema sanitario della sua Regione di accedere al «suicidio medicalmente assistito». Dopo essere stata visitata dalla commissione medica multidisciplinare a ottobre del 2023, non ha ricevuto alcuna risposta. In seguito a una serie di solleciti, l’azienda sanitaria le ha comunicato di non poter accogliere la sua richiesta. Il motivo è che Martina Oppelli è priva di uno dei requisiti previsti dalla sentenza sul caso di Dj Fabo, ossia il trattamento di sostegno vitale. «Ammetto di aver fatto anche domanda all’estero», spiega la donna nel video-appello ai parlamentari italiani.

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