In Evidenza Benjamin NetanyahuDonald TrumpGoverno Meloni
ESTERIBenjamin NetanyahuGazaHamasIsraeleMedio OrientePalestina

Israele, l’ultimatum di Gantz a Netanyahu: «Un piano per Gaza o ci porterai nell’abisso». Il governo di unità nazionale al capolinea

18 Maggio 2024 - 21:00 Ugo Milano
L'ex capo di stato maggiore chiede risposte chiare entro l'8 giugno. Replica immediata del premier: «Così fa il gioco di Hamas»

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, deve mettere in chiaro una volta per tutte la sua strategia per Gaza, dopoguerra compresa. Altrimenti rischia serie conseguenze politiche. È il senso dell’ultimatum al premier lanciato questa sera da Benny Gantz, ex capo di stato maggiore dell’esercito e leader del centrosinistra entrato nel gabinetto di guerra dopo il 7 ottobre. Gantz ha intimato a Netanyahu di predisporre entro il prossimo un piano d’azione sulla guerra a Gaza. «Se scegli di condurre la nazione verso l’abisso, ci ritireremo dal governo, ci rivolgeremo al popolo e formeremo un esecutivo che possa portare alla vittoria», ha detto Gantz in un discorso pubblico che prepara il suo ritorno all’opposizione in vista delle prossime elezioni in Israele. Il piano che Netanyahu è chiamato a presentare dovrebbe coprire in particolare sei aree chiave per il Paese, secondo l’ex generale: il ritorno degli ostaggi, la distruzione di Hamas e la smilitarizzazione della Striscia di Gaza. Ma anche la creazione di un’alternativa di governo nell’enclave palestinese (senza Hamas né Anp), il ritorno dei residenti del Nord del Paese entro il 1° settembre (evacuati per gli scontri a fuoco quotidiani con Hezbollah) e la «normalizzazione» e, infine, l’adozione di uno schema per la creazione di un servizio militare realmente nazionale. «La scelta, Netanyahu è nelle tue mani, devi decidere. Il Netanyahu di 10 anni fa l’avrebbe fatto», ha incalzato Gantz.

Cos’è andato storto

Nonostante l’ultimatum, il ministro del Gabinetto di Guerra non ha rinnegato la scelta di entrare nel governo dopo il 7 ottobre ma ha precisato come nell’ultimo periodo qualcosa sia «andato storto». Tradotto: «Le decisioni essenziali non sono state prese», ha affermato. «Una parte dei politici si comporta in maniera codarda e pensa solo a se stessa. Nel sancta sanctorum delle scelte di Israele – ha concluso – sono entrate considerazioni personali, una piccola minoranza ha preso il ponte di comando della nave israeliana e la sta dirigendo verso gli scogli. Sono venuto qui oggi per dire la verità. E la verità è dura: mentre i soldati israeliani mostrano un coraggio supremo al fronte, alcune delle persone che li hanno mandati in battaglia si comportano con codardia e irresponsabilità».

La replica di Netanyahu

Non s’è fatta attendere la replica di Netanyahu a Gantz, durissima. Le condizioni poste dall’ex capo di stato maggiore sono «eufemismi con un significato molto chiaro: la fine della guerra, la sconfitta di Israele, l’abbandono della maggior parte degli ostaggi, lasciare intatta Hamas e che nasca uno Stato palestinese», ha affondato il premier. «Mentre i nostri eroici combattenti combattono per distruggere i battaglioni di Hamas a Rafah, Gantz sceglie di lanciare un ultimatum al Primo Ministro invece di lanciarne uno a Hamas», ha completato l’attacco politico il premier. Lo scontro al veleno lascia intendere come l’uscita di Gantz e dei suoi più stretti collaboratori dal governo di unità nazionale fondato dopo lo shock del 7 ottobre sia ormai solo questione di tempo. Quanto al match alle urne, però, ci sarà ancora da aspettare.

Leggi anche:

Articoli di ESTERI più letti