Pnrr, le spese assurde con i fondi europei: dal mercato dei fiori di Pescia pistoiese agli scivoli acquatici di Bolzano
Dei 194 miliardi di euro che l’Unione ha deciso di stanziare per il Pnrr, l’Italia ne ha presi 122 in prestito. Fino ad ora, ne abbiamo spesi 45 miliardi (destinati prevalentemente alle assunzioni nel settore pubblico, mentre le voci più in ritardo sono infrastrutture e trasporti). Salvo che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, riesca a ottenere la proroga invocata, il nostro Paese ha due anni di tempo per spendere i soldi rimasti. E nella fretta di esaurire i fondi, finanziati in parte dall’Europa e in parte dai contribuenti italiani, ma vincolati agli obiettivi del Piano, la liquidità confluisce in moltissime voci. Anche curiose.
Le spese
Si va, come ricostruisce la Stampa, dagli scivoli acquatici e i campi di beach volley e calcetto del lido di Bolzano al rifacimento del mercato dei fiori di Pescia pistoiese, che ha a disposizione dieci milioni di euro. Nell’ultima settimana, 4 milioni sono stati rivendicati anche dalla ministra Eugenia Roccella, per la certificazione delle attività di genere. Mentre il vicesindaco di Torino ne ha reclamati altri per gli spazi dedicati al dialogo tra i popoli, la vicina Ivrea ha ottenuto i fondi per la sistemazione dei bastioni attorno al castello cittadino. Da Nord a Sud, la musica non cambia: a Palermo, per esempio, quattordici start-up di comunità saranno finanziate dai soldi del Piano. Destinati anche alla riqualificazione del centro di Casale Monferrato, o alla chiesa del Divino Amore dentro al parco romano di Villa Ada.
I balneari
Ci sono anche voci di spesa più consistenti, dalla ricostruzione della Romagna devastata dalle alluvioni alla nuova diga di Genova, senza contare i miliardi per l’efficientamento energetico delle case e i soldi per la realizzazione degli impianti fotovoltaici. Diversa è la questione dei balneari: il fondo rotativo da 780 milioni di euro per i loro investimenti è stato finanziato in gran parte dalla Cassa depositi e prestiti. Ma è nato grazie a uno degli obiettivi previsti dal Recovery Plan. E purtroppo per gli antieuropeisti, quelli europei restano di gran lunga la voce principale di spesa per il governo Meloni.
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