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Disneyland: da oggi anche Paperino e Minnie hanno un sindacato

20 Maggio 2024 - 22:57 Alba Romano
Sotto la sigla "Magic United" le maschere del parco divertimenti di Los Angeles chiedono maggiori tutele sul posto di lavoro. Anche dai visitatori, spesso inopportuni

A Disneyland, il parco di divertimento di Anaheim, a sud di Los Angeles, Paperino e Minnie si sono iscritti a un sindacato. I lavoratori che si travestono nei vari personaggi della casa del Topolino più famoso al mondo hanno votato per unirsi alla Actor’s Equity Association, la sigla che rappresenta circa 52.000 performer dal vivo in tutti gli Stati Uniti, dagli attori di teatro ai comici, incluse alcune stripper, entrate l’anno scorso. Le 1.700 maschere, ovvero i “cast members”, avevano cominciato la campagna per l’iscrizione al sindacato a febbraio e hanno finalmente votato negli ultimi tre giorni. Secondo i risultati pubblicati, 953 di loro si sono espressi a favore, pari al 79%. Gli artisti che indossano i panni di principesse, eroi e animali Disney si sono riuniti sotto l’associazione “Magic United”, che ha per logo un guanto bianco di Topolino stretto a pugno, per chiedere aumenti salariali, ma anche maggiore trasparenza nella programmazione dei turni e nelle assunzioni.

Maschere distratte e strattonate

Spesso gli artisti denunciano quella che è una tendenza tra gli ospiti del parco: distrarre le maschere per poi strattonarle in modo violento. E non ci stanno più. Le maschere sono gli ultimi Disneyland ad aderire a un sindacato. Prima di loro si sono già tutelati sul lavoro i dipendenti, compresi custodi, operatori delle giostre e commessi dei negozi. Anche i colleghi della Walt Disney World di Orlando, in Florida, sono sotto una sigla, la Teamsters. Tutto questo avviene mentre il Ceo Bob Iger annuncia un investimento di 60 miliardi di dollari in 10 anni nel dipartimento “Experiences” del colosso Disney: ovvero anche quel pezzo di mercato che include non solo parchi tematici ma anche resort, navi da crociera e merchandise. La scommessa è sul reparto giusto, dato che l’anno scorso il solo settore ha prodotto circa il 70% delle entrate della Disney.

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